Ecomia italiana: in calo i risparmi, fiducia in calo.
Le recenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente spingono al rialzo le quotazioni delle materie prime energetiche, producendo incertezza circa il proseguimento della fase di decelerazione dell’inflazione. Sale il prezzo del Brent (94 dollari al barile, da 86,2 dollari) spinto dall’esaurirsi delle scorte e dalla conferma dei tagli all’offerta da parte dell’OPEC e, ancora, l’indice del gas naturale (a 95,4 rispetto al precedente 93,1). Nello stesso mese, il tasso di cambio nominale euro dollaro ha segnato un nuovo lieve apprezzamento a favore della valuta statunitense (1,07 dollari per euro da 1,09 ad agosto).
A luglio, secondo le ultime rilevazioni di settembre dell’Istat, frenato in particolare dal calo degli scambi della Cina (importazioni -5,2%; esportazioni -2,9%), il commercio globale di merci in volume è diminuito, analogamente al mese precedente, dello 0,6% in termini congiunturali. A fronte di una buona tenuta degli Stati Uniti, l’area dell’euro ha segnato una crescita solo marginale soprattutto a causa della debolezza della domanda interna. L’attività economica cinese, frenata dall’acuirsi delle difficoltà del settore immobiliare e dai rischi di deflazione, ha richiesto l’implementazione di politiche economiche di sostegno diversamente dalle misure restrittive di politica monetaria messe in atto negli Stati Uniti e in Europa per frenare la crescita dei prezzi.
Le prospettive per l’economia cinese restano incerte: l’indice PMI elaborato da Caixin di settembre, ha evidenziato che le attese per il settore manifatturiero e quello dei servizi sono in peggioramento (rispettivamente 50,6 dal 51 e 50,2 da 51,8)
Negli Stati Uniti, la tenuta del mercato del lavoro e la sostenuta crescita del Pil hanno accentuato i timori di una ripresa dell’inflazione e di nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a settembre è diminuita per il secondo mese consecutivo, a 103 da 108,7.
Nell’area euro, il Pil del secondo trimestre è cresciuto dello 0,1% congiunturale (dopo un analogo +0,1% nel primo), a causa della debolezza della domanda interna. L’inflazione headline è calata a settembre al 4,3% (dal 5,2% di agosto), toccando il valore più basso da ottobre 2021. Ad agosto, il tasso di disoccupazione si è ridotto nuovamente, raggiungendo un minimo assoluto (6,4% da 6,5% di luglio) e le vendite al dettaglio in volume, coerentemente con un quadro di diffusa debolezza dei consumi, sono diminuite dell’1,2%. Le prospettive per l’area continuano a essere poco favorevoli. L’indice composito di fiducia economica ESI della Commissione Europea è calato a settembre per il quinto mese consecutivo (93,3 da 93,6). Nel dettaglio settoriale si è registrato il primo rialzo della fiducia industriale dopo sette mesi di flessioni e il quinto calo consecutivo nei servizi. In peggioramento anche il sentiment nel commercio al dettaglio, nelle costruzioni e delle famiglie.
Tra le principali economie euro, la fiducia è peggiorata in Spagna (-3,2 punti) e Italia (-2,2), mentre è migliorata in Francia (+2,7) e in misura più contenuta in Germania (+0,3).
Le revisioni dei conti nazionali trimestrali hanno confermato in Italia le variazioni congiunturali del Pil relative alla prima parte del 2023 diffuse precedentemente. All’aumento del Pil tra gennaio e marzo (+0,6%) è seguito un calo nel secondo trimestre (-0,4%). Rispetto ai tre mesi precedenti è stata registrata una stazionarietà dei consumi finali nazionali e una diminuzione dell’1,7% degli investimenti fissi lordi, determinata principalmente dall’andamento negativo di quelli in costruzioni. Le importazioni hanno segnato il passo mentre le esportazioni sono diminuite dello 0,6%. Sulla base di tali andamenti, la variazione acquisita per il 2023 – la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno – resta pari a 0,7%.
Nel secondo trimestre, la quota di profitto delle società non finanziarie è stata stimata al 43,2%, in diminuzione di 1,9 punti percentuali in termini congiunturali a seguito di un calo del risultato lordo di gestione (-5,0%) e, in misura minore, del valore aggiunto (-0,8%). Nello stesso periodo, gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie hanno subìto una flessione dell’1,1%. Il tasso di investimento delle società non finanziarie è, quindi, rimasto stabile rispetto al trimestre precedente (pari al 22,7%).
L’indice destagionalizzato della produzione industriale, cresciuto ad agosto dello 0,2%, nella media giugno-agosto è aumentato dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Il livello della produzione è cresciuto su base congiunturale mensile solamente per i beni di consumo (+1,2%), mentre è diminuito per l’energia (-2,2%), i beni intermedi (-0,9%) e i beni strumentali (-0,1%).
Nel secondo trimestre, è aumentata la spesa per consumi finali delle famiglie, a fronte della sostanziale stazionarietà del reddito disponibile (-0,1%) e di una flessione della propensione al risparmio. Quest’utima è scesa di 0,4 punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti, attestandosi su un valore storicamente basso (6,3%). In particolare, il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1% in termini congiunturali e il potere d’acquisto dello 0,2%.
Ad agosto, si stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale in valore (-0,4%) e in volume (-0,5%). Sono in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (-0,2% in valore e -0,7% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,3% e -0,4%). Nello stesso mese, l’occupazione è tornata a crescere dopo il calo di luglio con il numero complessivo di occupati che ha raggiunto 23milioni 593mila unità. L’incremento ha coinvolto gli uomini (+0,2%), le donne (+0,4%), gli individui di età compresa tra i 25 e i 34 anni e i maggiori di 49 anni di età. Per posizione professionale l’occupazione è aumentata tra i dipendenti, sia permanenti sia a termine, e tra gli indipendenti. Il tasso di occupazione è salito al 61,5% (+0,1 punti rispetto a luglio e +1,4 punti rispetto ad agosto 2022).
La disoccupazione ad agosto è diminuita rispetto a luglio del 3,2% per effetto di un calo che ha coinvolto entrambe le componenti di genere ed è stato diffuso a tutte le classi d’età. Si è confermato negativo il saldo tendenziale del numero di disoccupati che in un anno è diminuito di 185mila unità. Rispetto al mese precedente, il tasso di disoccupazione totale, è calato al 7,3% (-0,2 p.p.), quello giovanile al 22,0% (-0,1 punti); nel confronto tendenziale il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,8 punti sia nel complesso sia tra i giovani. E’ rimasto stabile al 33,5% il tasso d’inattività che sull’anno è diminuito di 1,0 punto.
Le stime provvisorie di settembre hanno confermato il proseguimento del processo di riduzione dell’inflazione. La variazione tendenziale dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC) è stata 5,3%, in marginale calo rispetto al mese precedente (5,4%). Il dato sintetizza un diffuso rallentamento della crescita dei prezzi, particolarmente marcato per i beni alimentari (da +9,7% a + 8,6%) e per i durevoli (da +4,6% a +4%), compensato solo in parte dall’accelerazione dei listini degli energetici non regolamentati (da 5,7% a 7,6%) a causa dell’aumento dei prezzi dei carburanti, e dei servizi relativi ai trasporti (da +1,2% a +3,8%).
Si è attenuata, la crescita su base annua del “carrello della spesa” (indice relativo ai beni alimentari, per la cura della casa e della persona) che a settembre si è attestata all’ 8,3% (+9,4% ad agosto) sebbene a livello trimestrale la flessione sia stata più marcata (12,4% nel primo trimestre, 11,1% nel secondo e 9,3% nel terzo, le variazioni tendenziali).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si è ridotta a 4,6% dal 4,8% del mese precedente, evidenziando una discesa consistente anche a livello trimestrale (5,9% nel secondo trimestre, 4,8% nel terzo). Complessivamente l’inflazione acquisita per il 2023, continua a mostrare una lenta dinamica al ribasso: a settembre è stata pari a 5,7% per l’indice generale e a 5,2% per la componente di fondo.
A settembre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è aumentato dal 5,5% al 5,7% e il differenziale positivo con la media dell’area euro si è ampliato (+1,4 punti da +0,3 di agosto). Nello stesso mese, la crescita dell’indice armonizzato al netto delle componenti più volatili, energetici, alimentari e tabacchi, è stata pari a 4,1% in Italia, ancora inferiore alla media dell’area euro (4,5%) ma con una significativa riduzione del differenziale rispetto ad agosto (-0,4 punti da -1,3, Figura 6).
A monte della formazione del processo inflazionistico, i prezzi all’importazione sono diminuiti a luglio, ultimo dato disponibile, dell’11,4% in termini tendenziali, per effetto dei significativi cali dei listini dell’energia (-47,6%) e dei beni intermedi importati (-8,2%) che hanno più che compensato l’aumento di quelli strumentali (+4,4%) e di consumo (+1%).
In agosto, i prezzi alla produzione relativi ai beni venduti sul mercato interno si sono ridotti, su base annua, del 16,1%. L’ampliarsi della loro flessione, continua a essere guidata dalle dinamiche negative dei listini di energia e dei beni intermedi sul mercato interno, tuttavia, riflette anche l’ulteriore rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei beni di consumo (+5,7% ad agosto da +6,4% di luglio, sul mercato interno).
L’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie (IPAB) nel secondo trimestre è aumentato, secondo le stime preliminari, dello 0,7% in termini tendenziali, per effetto di incrementi di prezzo sia delle abitazioni nuove (+0,5%) sia delle abitazioni esistenti (+0,8%), pur in un contesto di marcata riduzione dei volumi di compravendita.
Sulla base dei risultati dell’indagine sul clima di fiducia, tra i consumatori in settembre prevalgono, seppur in misura moderata, coloro che si aspettano una riduzione dei prezzi nei prossimi 12 mesi. Tra gli imprenditori del settore manifatturiero prevalgono invece attese al ribasso sui listini dei beni di consumo.
I risultati delle inchieste di famiglie e imprese suggeriscono che la fase di debolezza dell’economia italiana potrebbe proseguire nei prossimi mesi. L’indice di fiducia dei consumatori, a settembre, si è ridotto per la terza volta consecutiva, toccando il valore più basso dallo scorso giugno. Si evidenzia un deciso peggioramento dei giudizi sulla situazione economica generale, un aumento delle attese sulla disoccupazione e un miglioramento delle valutazioni attinenti la situazione finanziaria delle famiglie. Anche l’indice del clima di fiducia delle imprese ha fornito indicazioni negative, registrando un calo che segue quello leggermente più marcato di agosto. La diminuzione della fiducia è stata estesa a tutti i settori di attività, con l’eccezione delle costruzioni in cui i giudizi sugli ordini/piani di costruzioni sono stati positivi mentre le aspettative sull’occupazione presso l’azienda hanno mostrato una dinamica negativa.