È morto il grande produttore e compositore Phil Spector.

Amava affermare che quasi tutti gli americani nati tra la fine degli anni 50 e la metà del anni ’70 erano venuti al mondo con, in sottofondo, una canzone da lui scritta o prodotta. Non era un’esagerazione. Phil Spector, morto oggi all’età di 81 anni per delle complicazioni legate al covid-19, ha rappresentato una parte essenziale della storia della musica americana.

Nato nel Bronx da una famiglia ebrea di origine russe, si trasferì a Los Angeles nei primi anni ’50 in seguito al suicidio padre. Negli anni delle scuole superiori iniziò a strimpellare la chitarra. Con tre amici mise su una band, i Teddy Bears, per i quali scrisse “To Know Him is To Love Him”. Si trattava di una struggente ballata ispirata alle parole incise sulla lapide del padre. Il brano ottenne un successo clamoroso con più di un milione di copie vendute.

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Dopo quel primo strepitoso exploit i Teddy Bears tornarono nell’anonimato. Phil Spector decise così di abbandonare le scene per diventare un compositore e produttore. In tali vesti Spector scrisse alcune delle pagine più importanti della storia della musica. A lui si deve l’invenzione del “wall of sound”, l’iconico sound delle canzoni americane anni ‘60 ,ancora oggi ampiamento utilizzato, del quale la celebre “Be my Baby”, scritta dallo stesso Spector, è un esempio eloquente.

Sarebbe arduo stilare un elenco completo degli artisti con i quali Spector ha collaborato in qualità di produttore, compositore o musicista. Vi troveremmo nomi del calibro di Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Beach Boys, Leonard Cohen, Ramones, John Lennon, George Harrison. Semplicemente incalcolabile i brani di successo passati per le sue mani.

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Dietro il produttore di successo, tuttavia, si celava una personalità psicologicamente instabile e dal temperamento violento. Un incidente stradale a metà anni ‘70 gli causò delle gravi cicatrici e questo certamente non contribuì a migliorare la situazione. Profondamente colpito dalla morte di John Lennon, Phil Spector rimase quasi del tutto inattivo tra il 1980 e il 2000.

Nel 2003 venne accusato dell’omicidio della sua compagna. Il processo che seguì vide la sua condanna a una pena variabile dai 19 anni all’ergastolo. Ormai da tempo Spector non era più in grado di parlare o anche solo reggersi in piedi. Il Covid gli ha dato oggi il colpo di grazia mettendo la parola fine a 40 anni di musica americana.

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Foto anteprima Philafrenzy