Sardegna

E-commerce e IVA: cresce l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto.

Dal 1° luglio 2021, il pacchetto IVA per l’e-commerce ha introdotto la regola del “fornitore presunto” per le piattaforme elettroniche, rendendole responsabili della riscossione e del versamento dell’imposta sul valore aggiunto per le vendite effettuate da venditori terzi. Questa normativa si applica sia ai negozi online all’interno dell’UE (per vendite a distanza di beni importati con un valore fino a 150 euro) sia ai rivenditori stabiliti al di fuori dell’Unione Europea che vendono a consumatori europei.

L’obiettivo è duplice: ridurre l’onere amministrativo per i piccoli venditori e rafforzare il controllo delle autorità fiscali nazionali, limitando le possibilità di frode sull’IVA. Con la proposta “VAT in the Digital Age” e la futura riforma doganale, gli Stati membri avranno accesso a dati più dettagliati per effettuare controlli più efficaci, grazie anche al nuovo EU Customs Data Hub.

A partire da gennaio 2024, Eurofisc – la rete di esperti antifrode dell’UE – ha accesso ai dati forniti dai servizi di pagamento per verificare le transazioni transfrontaliere e individuare possibili irregolarità fiscali nel settore dell’e-commerce. Tuttavia, il controllo sulla corretta applicazione dell’IVA rimane di competenza nazionale e la Commissione Europea non ha accesso diretto ai dati fiscali delle piattaforme.

Un’interrogazione parlamentare alla Commissione solleva dubbi sulla corretta applicazione dell’IVA da parte di grandi piattaforme di e-commerce come AliExpress. Secondo le informazioni pubbliche, la piattaforma cinese dovrebbe riscuotere l’IVA sulle vendite destinate ai consumatori dell’UE, sia per beni spediti dall’esterno con un valore fino a 150 euro, sia per quelli inviati da magazzini all’interno dell’Unione ma venduti da fornitori non europei.