Dispositivo per la ripresa e la resilienza: come funzionerà il principale strumento dell’UE?

Il dispositivo per la ripresa e la resilienza di 672,5 miliardi di euro è lo strumento chiave nel piano per la ripresa creato dalle istituzioni europee per sostenere le riforme e gli investimenti necessari a mitigare le conseguenze economiche e sociali della pandemia, oltre che preparare le economie UE per un futuro sostenibile e digitale. Uno strumento che potrà essere realmente incisivo nell’UE laddove gli Stati membri riescano ad avviare un preciso percorso riformatore.

Il denaro sarà disponibile sotto forma di sovvenzioni e prestiti e lo stanziamento degli aiuti per i vari Paesi dell’UE sarà basato su diversi criteri: nella fase iniziale, che durerà fino a fine 2022, verranno presi in considerazione la popolazione, il PIL pro capite e i tassi di disoccupazione 2015-2019. Successivamente il criterio di disoccupazione sarà sostituito da quello sull’andamento dell’economia nel 2020 e nel 2021.

La Commissione europea, in un secondo momento, dovrà procedere a soddisfare gli impegni per l’intera somma delle sovvenzioni destinate agli Stati membri entro la fine del 2023. Le somme dovranno essere stanziate entro la fine del 2026.

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I prestiti, inoltre, verranno erogati dietro richiesta degli Stati membri fino alla fine del 2023 per un massimo di 360 miliardi di euro e secondo le tariffe del 2018. L’importo massimo del prestito per ogni Stato membro non supererà il 6,8% del suo reddito nazionale lordo.

Ogni piano nazionale per la ripresa e la resilienza dovrà destinare almeno il 37 % di spesa per il clima e la biodiversità, oltre a un altro 20% per il digitale. Le norme previste non accorderanno alcuna sovvenzione in caso di misure nazionali a scapito degli obiettivi climatici e ambientali: le misure dovranno quindi rispettare il principio del “non arrecare un danno significativo”.

Un piano, ancora, che dovrà andare a finanziare progetti in linea con le priorità dell’UE come ricordato da Dragos Pîslaru di Renew Europe che, dopo l’annuncio dell’accordo temporaneo con il Consiglio, ha affermato che “la ripresa europea non sarà uno sportello bancomat per le politiche nazionali e le agende interne”… quindi astenersi epigoni del Reddito di Cittadinanza!

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Per poter ricevere gli aiuti, gli Stati membri dovranno preparare il piano per la ripresa e la resilienza con una lista di riforme e investimenti pubblici che potrebbero essere implementati entro il 2026. I piani nazionali, che devono essere presentati entro il 30 aprile 2021, saranno integrati nel ciclo di coordinamento delle politiche economiche del semestre europeo.

La Commissione europea valuterà, successivamente, i piani e presenterà una proposta al Consiglio sulle somme di sovvenzioni e prestiti da destinare a ciascun paese dell’UE, oltre agli obiettivi intermedi e finali da raggiungere. Il Consiglio dovrà poi approvare i piani.

I pagamenti saranno erogati dopo che gli Stati membri raggiungeranno gli obiettivi intermedi e finali, ma i Paesi potranno richiedere un prefinanziamento fino al 13% del totale, che verrà assegnato una volta che il Consiglio adotterà il piano.

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Gli Stati membri, ancora, dovranno presentare i progressi raggiunti due volte l’anno all’interno del quadro del semestre europeo, così da garantire una maggiore trasparenza e facilitare le operazioni di monitoraggio. Inoltre, ogni due mesi, la Commissione potrebbe essere invitata dalle commissioni parlamentari per discutere lo stato del piano di ripresa dell’UE e il progresso degli Stati membri verso i propri obiettivi. Spetterà ancora alla Commissione il compito di redigere le relazioni annuali sull’esecuzione dello strumento e gli altri resoconti di valutazione previsti.

Nei prossimi giorni, durante la sessione plenaria di febbraio, il Parlamento europeo voterà le norme relative al dispositivo per la ripresa e la resilienza.

foto Laurie Dieffembacq © European Union 2020 – Source : EP