Disinformazione, gli orientamenti della Commissione sul ‘codice delle buone pratiche’.

La Commissione europea ha pubblica oggi nuovi orientamenti sul codice di buone pratiche sulla disinformazione, chiedendo ai firmatari del codice un maggiore impegno e controllo sulle notizie veicolate attraverso la rete. Codice istituito nell’ottobre 2018 e che necessità di notevoli aggiornamenti, alla luce dell’infodemia prodottasi con l’emergenza Covid-19.

Sulla base di indicatori di performance chiari e di un solido quadro di monitoraggio, i firmatari dovrebbero ridurre gli incentivi finanziari alla disinformazione, responsabilizzare gli utenti affinché assumano un ruolo attivo nel prevenirne la diffusione, cooperare più efficacemente con i verificatori di fatti in tutti gli Stati membri e in tutte le lingue dell’UE e predisporre, ancora, un quadro per l’accesso ai dati da parte dei ricercatori.

Per Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza della Commissione europea: “Le minacce derivanti dalla disinformazione online si evolvono rapidamente, per cui dobbiamo intensificare la nostra azione collettiva per responsabilizzare i cittadini e proteggere lo spazio informativo democratico. Abbiamo bisogno di un nuovo codice: è infatti necessario che le piattaforme online e gli altri soggetti affrontino i rischi sistemici inerenti ai loro servizi e all’amplificazione algoritmica, senza limitarsi a controllare unicamente se stessi, e che smettano di consentire lo sfruttamento della disinformazione a fini di profitto, tutelando nel contempo pienamente la libertà di parola”.

Vera Jourova, foto Copyright European Parlaiment source EP 2021, foto Philippe Buissin
Vera Jourova, foto Copyright European Parlaiment source EP 2021, foto Philippe Buissin

Parere condiviso dall’esponente della Commissione von der Leyen, Thierry Breton: “Dobbiamo contenere l’infodemia e la diffusione di informazioni false che mettono in pericolo la vita delle persone. La disinformazione non può continuare a essere fonte di reddito. Abbiamo bisogno di impegni più rigorosi da parte delle piattaforme online, dell’intero ecosistema pubblicitario e della rete di verificatori di fatti. La legge sui servizi digitali ci fornirà nuovi e potenti strumenti per contrastare la disinformazione”.

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Gli orientamenti della Commissione invitano, nel dattaglio, a rafforzare il codice delle buone pratiche contro la disinformazione nei seguenti ambiti attraverso una richiesta di maggiore partecipazione e monitoraggio delle piattaforme attive nell’UE, degli attori che operano nell’ecosistema della pubblicità online.

Ancora demonetizzare la disinformazione: i soggetti firmatari del codice devono assumersi le loro responsabilità e collaborare più efficacemente per sottrarre fondi alla disinformazione, in particolare scambiandosi informazioni sugli annunci rifiutati da uno dei firmatari in quanto fonte di disinformazione, migliorando la trasparenza e la responsabilità in relazione alle inserzioni pubblicitarie e proibendo la partecipazione di coloro che sistematicamente pubblicano contenuti poi smentiti.

Thierry Breton, foto europarl.europa.eu
Thierry Breton, foto europarl.europa.eu

Fornire, inoltre, strumenti per individuare e segnalare la disinformazione da parte degli utenti, rendendo trasparenti e facilmente accessibili le procedure per segnalare la disinformazione e fornire ai ricercatori un maggiore accesso ai dati.

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I firmatari dovrebbero infine predisporre un Centro per la trasparenza presso il quale comunicare quali politiche hanno adottato per dare esecuzione agli impegni previsti dal codice, oltre a visualizzare tutti i dati e le metriche rilevanti per gli indicatori di prestazione. Gli orientamenti propongono inoltre l’istituzione di una task force permanente presieduta dalla Commissione e composta dai firmatari, da rappresentanti del Servizio europeo per l’azione esterna, del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi e dell’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO), che ha ricevuto oltre 11 milioni di euro destinati alla creazione di 8 poli regionali per contribuire allo svolgimento e all’ampliamento delle sue attività negli Stati membri. La task force, che si avvarrà anche del sostegno di esperti, contribuirà alla revisione e all’adeguamento del codice in base agli sviluppi tecnologici, sociali, normativi e di mercato.

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Foto di memyselfaneye da Pixabay