Dirotta su Cuba. Si conclude la tournèe sarda della band più funky d’Italia.
Dopo Villasimius e Porto Cervo si è conclusa la tournèe in Sardegna dei Dirotta su Cuba, la band fiorentina simbolo del funky italiano, formata da Simona Bencini, Stefano De Donato e Rossano Gentili. Un tour estivo che ha portato sul palco tutto il meglio del loro repertorio, dagli anni ’90 a oggi, e il penultimo singolo “Good Things”, primo brano in inglese della band e primo passo di un nuovo percorso artistico sperimentale che, di recente, ha visto il lancio del nuovo singolo “Nothing is Impossible”. Nonostante i 30 anni di carriera artistica questi eterni ragazzi fiorentini riescono sempre a stare al passo con i tempi senza mai stravolgere il loro genere…il famoso genere alla Dirotta.
Ciao Simona. Della vostra lunga storia musicale si sa un po’ di tutto…Ci ricordi i vostri primi passi? Come vi siete incontrati?
Stefano e Rossano , i fondatori della band, si sono incontrati cercandosi con il classico annuncio su “la pulce”, storico giornale di annunci di Firenze, alla voce “musica e strumenti”. Al tempo (fine anni 80) Firenze era una città prettamente rock, di funk non se ne sentiva. Per fare quel genere bisognava cercarsi. Io sono entrata poco dopo come corista, mi chiamò Stefano al telefono, un amico comune gli aveva detto che ero carina e brava.
Da giovani musicisti a professionisti affermati come si è evoluto il vostro approccio verso il settore dell’industria musicale?
Molto, ovviamente. Prima tutti facevamo altro, Rossano e Stefano avevano già un lavoro, io facevo l’università. Vivere facendo musica era un sogno, l’idea di sfondare era eccitante, non ci sembrava possibile. C’era tutta la leggerezza e contemporaneamente il fermento del creare qualcosa di nuovo, tutto era da conquistare, era bello… Quando poi entri nel mondo dello spettacolo e conosci i suoi meccanismi, a volte incomprensibili, a volte ingiusti, perdi inevitabilmente quella spontaneità e quella ingenuità, e diventi consapevole e, col tempo, più distaccato.
Abbiamo sofferto allora di alcuni pregiudizi o di alcuni meccanismi discografici o televisivi; oggi abbiamo imparato a conviverci e a crearci in modo autonomo i nostri canali ed i nostri spazi. L’approccio di oggi è un approccio costruttivo e produciamo brani e video tutto da soli, come dei piccoli artigiani, con amore e passione, raccogliendo consensi reali, sul campo. I nostri live, per esempio, sono potenti e sono il nostro perfetto biglietto da visita, sono la nostra essenza.
Quali sono le collaborazioni musicali che vi hanno più colpito e quali sono i futuri progetti del vostro gruppo?
La prima collaborazione importante è stata con Nick The Nightfly, che ci ha tenuti a battesimo, praticamente. La collaborazione più prestigiosa è stata quella con Mr. Toots Thielmans a Sanremo 1997, un’artista internazionale di gran cuore. Nell’ultimo disco abbiamo collaborato con Mario Biondi e Fabrizio Bosso, due prime stelle nel loro ambito.
Progetti futuri tanti: un disco di inediti entro febbraio 2020, un disco live in studio con relativi video, una nuova cover prodotta da Music4Love, un’associazione che si occupa di solidarietà per i bambini bisognosi di tutto il mondo e ne parla attraverso la musica. E poi tanto live, i concerti sono la nostra benzina.
Sembra che per voi il tempo non passi mai. In questo tour 2019 avete coinvolto nuovi strumentisti come Daniele Vettori (chitarra) e Marco Caponi (sax).
Ti ringrazio! È la musica che ci mantiene giovani! A parte gli scherzi, è l’energia positiva che questa musica trasmette che ci dà la grinta e la determinazione nel continuare, è una missione. I nuovi musicisti della band hanno portato altra buona e nuova energia, siamo felici di questo nuovo live, i brani sono stasi tutti riarrangiati col nuovo sound creato con la nuova band.
Quando fate un’audizione per un nuovo elemento come capite che è quello giusto? Quel è il vostro vero trigger?
Il musicista che andiamo a valutare deve conoscere il genere ovviamente, il suo linguaggio. Non importa che sia per forza un mostro di bravura ma che abbia un suo suono ed una sua personalità. E poi il lato umano. È importantissimo. L’affidabilità, la serietà e la capacità di stare in un gruppo. L’unico limite che abbiamo è che siamo costretti per problemi logistici a prendere tutti musicisti dell’area fiorentina.
Ormai non si comprano più molti dischi e anche il mondo della radio non è più autorevole come lo era prima dell’avvento dei social.
È un dato di fatto. Oggi i social, il web determinano spesso il successo di un brano, di un artista. Per noi, che non abbiamo più la visibilità che avevamo negli anni 90 nei media classici, i social sono determinanti. Sono la nostra radio, la nostra tv e grazie a loro abbiamo raccolto intorno a noi una community di appassionati e fans che ci seguono e supportano.
Come può farsi conoscere una band verso un nuovo pubblico? Cosa consigliereste e cosa invece scoraggereste ad una acerba band giovanile di talento?
Nella band qualcuno deve avere le idee chiare e bisogna mirare tutti nella stessa direzione di ricerca. Bisogna da subito cominciare a scrivere cose inedite, esercitarsi nella scrittura. Non mi piacciono le band che si fermano a fare le cover o che mettono su la classica tribute band. La band deve cercare un proprio suono, un proprio modo di esprimersi, per essere riconoscibile. E poi, quando si è pronti, buttarsi nei social con delle idee il più possibile creative ed originali, sempre per distinguersi dalla grande mischia del web. E crederci, tanto!
Gelosia, Liberi di liberi da, Solo Baci, Dove sei, Ridere, Sensibilità, È Andata Così, Bang, Notti d’Estate, Sono qui, Fly, Ragione e Sentimento, Parole, Essere o Non Essere, Good Things… possiamo dire che “Nothing is Impossible” è il nuovo successo dei Dirotta su Cuba?
Noi quando usciamo non miriamo al successo a tutti i costi, è troppo difficile capire il mercato, le linee editoriali, tutto è in continuo movimento. Noi miriamo alla presenza costante sul campo, e usciamo con quello che ci piace. E Nothing Is Impossible ci piace un sacco!
Perché vi siete ispirati al Muhammed Ali nel vostro ultimo singolo “Nothing is Impossible”?
In realtà è arrivato prima lo slogan. Ci siamo resi conto dopo che era una parafrasi di ” Impossible is nothing” di Mohammed Alì. E la cosa ci ha dato l’input per scrivere il testo… Mai come oggi è importante essere determinati per ottenere degli obiettivi e non soccombere alle difficoltà. È quello che cerchiamo di insegnare ai nostri figli.
Pensando ai vostri ultimi singoli come nasce l’idea di cantare in inglese? Inizialmente vi siete sentiti fuori dalla vostra comfort zone musicale?
Cantare in inglese è naturale per noi. L’inglese è la lingua del funk e noi abbiamo sempre composto le melodie delle nostre canzoni in finto inglese per copiarne suono e ritmicità. Dopo 25 anni di carriera di canzoni in italiano, ci siamo tolti uno sfizio, con il sogno anche di riuscire a far sentire la nostra musica all’estero.
Qual è per voi la chiave del successo e della serenità? Possono coincidere per i DSC?
La chiave del successo nella vita è la serenità. Il resto ha poco senso. Uno può essere sereno anche se non ha successo. Uno che ha successo e non è sereno, se la vivrebbe proprio male.
Ci rivedremo in Sardegna nel 2020?
Magari!
Si ringrazia Dario Ferrante/Action Agency per la collaborazione