Diritti sessuali e riproduttivi: l’Ue finanzia proprio di tutto.
Nell’ottobre 2024, openDemocracy ha pubblicato materiale sull’organizzazione non governativa World Youth Alliance (WYA), che ha ricevuto un finanziamento totale di 1,2 milioni di euro dalla Commissione negli ultimi 10 anni. Nel 2023, WYA ha ricevuto 400.000 euro per un progetto di educazione alla salute riproduttiva per le ragazze e ha successivamente lanciato l’applicazione FEMM, che è stata criticata per aver tratto in inganno le giovani donne sulla loro salute riproduttiva.
World Youth Alliance (WYA) con sede negli Stati Uniti e, soprattutto, un ufficio europeo a Bruxelles, ancora che ha diffuso disinformazione anti-aborto e promosso narrazioni contrarie ai diritti di genere.
L’organizzazione beneficiaria dei fondi europei, ancora, ha affermato che l’aborto può causare infertilità e avere un impatto negativo sulle gravidanze successive. Affermazioni (grazie al cielo) respinte dalla comunità scientifica, mentre la sua fondatrice, Anna Halpine, ha paragonato l’aborto ai peggiori genocidi in Europa e in Africa.
Fondatrice, ancora, che in un’intervista del 2019 aveva paragonato la campagna di disumanizzazione degli ebrei con il genocidio ruandese e, soprattutto, con la pratica dell’aborto.
E l’Europa finanzia… finanzia proprio di tutto!
“È uno scandalo che i fondi dell’UE siano andati a sostenere un’organizzazione del genere”, ha affermato Neil Datta, fondatore e direttore esecutivo dell’EPF, l’European Parliamentary Forum. “Ciò significa che i soldi dei contribuenti dell’UE sono stati utilizzati per disinformare le donne sulla loro salute e sui loro diritti legali in un modo che è contraddittorio con i valori dell’UE”.
Dello stesso avviso anche l’eurodeputata dei Verdi/ALE, Diana Riba i Giner: “Il discorso di questa organizzazione include l’equiparazione pubblica dei diritti riproduttivi all’Olocausto e la diffusione di false affermazioni, come quella secondo cui l’aborto causa infertilità e influisce negativamente sulle gravidanze future. Ciò pone potenziali rischi per la salute delle donne e mina i diritti riproduttivi”.
In una dichiarazione, recente, invece, la Commissione europea ha comunicato a openDemocracy che “gli obblighi etici nell’ambito di Erasmus+ obbligano i beneficiari del programma a rispettare i valori dell’UE di rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti umani quando implementano attività nell’ambito di Erasmus+. Devono inoltre astenersi da comportamenti scorretti a livello professionale.
Eppure, la notizia di un tale supporto finanziario non può che minare la già fragile reputazione del programma Erasmus+ e sostenere, di fatto, la proliferazione intenzionale di disinformazione, contro la quale la stessa Commissione ha coerentemente buttato milioni di euro a mare in azioni di scarso impatto. Ma questa è un’altra storia!