Digital Services Act, PfE: “Strumenti per i cittadini per identificare la disinformazione”.

Durante l’audizione del 5 novembre 2024, il Commissario per la democrazia, la giustizia e lo Stato di diritto, Michael McGrath, ha affermato, in merito al Digital Services Act, di voler fornire ai cittadini “gli strumenti necessari per identificare la disinformazione”.

Una dichiarazione che ha incuriosito gli eurodeputati del gruppo dei Patrioti per l’Europa, Marieke Ehlers e Sebastian Kruis, intervenuti per chiedere alla Commissione europea di riferire su tali strumenti e sulle Community notes di X contro la manipolazione delle informazioni.

Oggi, il commissario McGrath ha risposto confermando da parte dell’Esecutivo von der Leyen, l’avvio, lo scorso mese di dicembre, di un procedimento formale per valutare se X possa aver violato il Digital Services Act2: “La Commissione sta attualmente valutando se le Community Notes aiutino efficacemente gli utenti a identificare la disinformazione e ad attenuare i rischi per il dibattito pubblico e i processi elettorali. Trasparenza, alfabetizzazione mediatica e pensiero critico sono tra gli strumenti supportati dalla Commissione per dotare i cittadini degli strumenti per identificare la disinformazione”.

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Azioni, quelle citate dal commissario europeo, che gli Stati membri dovrebbero sostenere, come indicato nella raccomandazione della Commissione sulle elezioni inclusive e resilienti. Purtroppo, però, di alfabetizzazione mediatica e progetti per incoraggiare il pensiero critico, non se ne vedono molti in giro.

Nel frattempo, contro la disinformazione, laddove non bastasse il senso critico dei cittadini, l’unica arma dell’Unione resta il DSA, firmato dai principali big player della rete per ridurre la diffusione della disinformazione sui loro servizi, attraverso l’empowerment degli utenti, la trasparenza della pubblicità politica, misure contro i comportamenti manipolativi,
nonché la cooperazione con fact-checker e ricercatori indipendenti.

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