Difesa Ue: il sistema comune continua ad essere frammentato e dispendioso.

In una Europa dove vengono creati costantemente nemici comuni tra i Paesi terzi, sulla spinta dei desiderata del big player atlantico, la presenza di un sistema di difesa frammentato all’interno dell’Ue non può che essere considerato paradossale per usare un eufemismo. A ricordarlo l’esponente del Partito Popolare Europeo, Eugen Tomac, che ha interrogato la Commissione von der Leyen sui cosiddetti “costi inutili” prodotti dalla divisione dei Paesi europei in materia di difesa unica.

“Sullo sfondo dei crescenti conflitti globali, come la guerra di aggressione della Federazione Russa in Ucraina e il conflitto Israele-Hamas, vi è una chiara necessità di investimenti nella difesa – ha dichiarato Tomac -. L’industria europea della difesa rimane frammentata, dando luogo a una duplicazione di sistemi e a costi inutili”.

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Da qui la richiesta all’Esecutivo von der Leyen per introdurre misure mirate a promuovere la coesione e l’efficienza in materia di difesa europea.

Per il commissario europeo Breton, intervenuto a nome della Commissione Ue, la Commissione e l’Alto Rappresentante dell’Ue hanno già proposto una strategia industriale della difesa europea e un programma a sostegno della competitività dell’insustria bellica Ue.

Sulla cooperazione tra gli Stati membri, ha ricordato Breton “l’EDIS – la strategia europea per il settore industriale della difesa – propone misure per incoraggiare i Paesi Ue. Per affrontare le barriere finanziarie e rafforzare le imprese europee della difesa, la proposta EDIP mira ad ampliare la logica di intervento del regolamento anche alla produzione di munizioni e missili per facilitare lo sviluppo industriale della difesa”.

Tra gli indicatori della strategia Ue per la produzione “di armi in comune”, la strategia fornisce tre obiettivi da raggiungere entro il 2030: arrivare al 35% del commercio intraUE nel settore della difesa entro il 2030, garantire il raggiungimento del 50% degli appalti per la difesa all’interno dell’UE entro il 2030 (60% entro il 2035)”.

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foto Army Spc. Trevares Johnson (DOD)