Dieci regole contro il bullismo. Il ‘nuovo’ messaggio di Regione e Corecom Sardegna.
La Regione Sardegna e il CORECOM – Comitato Regionale per le Comunicazioni – hanno presentato oggi un decalogo con 10 regole contro il bullismo per – si legge nella nota della Regione – “fare fronte comune contro queste gravi forme di soprusi, che portano sempre più spesso a un crescendo di violenza assumendo una rilevanza sempre maggiore tra i più giovani”.
Logicamente, non essendo pervenuti, nelle ultime due legislature regionali, interventi di sistema per la promozione della legalità e della devianza giovanile, ecco l’ennesima risposta estemporanea delle istituzioni locali, il decalogo in dieci punti contro il bullismo, realizzato nelle versioni in lingua italiana e in lingua sarda. Proposta, nelle ambizioni dei promotori, intesa a produrre qualche impatto rilevante affinché i/le ragazzi/e prendano coscienza del fenomeno e riescano a contrastarlo. L’ottimismo, di questi tempi, non manca nel Palazzo del Consiglio regionale…
Iniziativa che, con molta probabilità, andrà ad aggiungersi alle tante idee promosse e poi dimenticate, data l’assenza di un sistema di partecipazione dal basso costruito dai giovani, nonché di una programmazione efficace e di prospettiva per i giovani sardi, tale da facilitare percorsi di inclusione e di partecipazione attiva per le nuove generazioni sarde: la migliore cura contro la devianza giovanile. Ma, dato che una pianificazione di tale spessore richiederebbe tempo e competenze – entrambe sempre più assenti nell’Isola all’interno delle istituzioni – meglio proporre iniziative spot destrutturate in un contesto regionale spoglio di leggi regionali (e di adeguati stanziamenti finanziari), per la promozione della cittadinanza attiva dei giovani, nonché per il pieno sviluppo della loro personalità e delle competenze trasversali.
Eppure, i numeri sulla gravità del fenomeno del bullismo e, in generale, della devianza giovanile in Sardegna sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, la scarsa considerazione verso le politiche giovanili, relegate alla sezione d’appendice dell’agenda politica regionale, resta un dogma inossidabile, confermato dalla stessa produzione normativa in materia nell’Isola, dove continua a mancare una programmazione seria e di ampio respiro per i/le giovani, nonché la capacità delle istituzioni di riconoscere – con appositi provvedimenti normativi – le competenze per lavorare con i/le giovani, specialmente con i ragazzi/e fuoriusciti/e dal circuito formativo, difficilmente raggiungibili dalle azioni “edulcorate” promosse dai sodalizi istituzionali.
I numeri, come ricordato, dicono tutto e le uniche tre proposte di legge in materia (PL 106, n. 16 e la n. 182), unite alla richiesta per l’avvio di un’indagine sulla condizione giovanile in Sardegna, sono, allo stato attuale, ancora da calendarizzare per la discussione in Consiglio regionale. Ci sono, infatti, argomenti più importanti da trattare… la riforma degli Enti locali (ormai approvata dopo mesi di stallo in Consiglio regionale e nonostante il periodo pandemico in corso), il Dl 107 (in arrivo domani nell’Aula nonostante l’emergenza sanitaria), il Dl 101 (in piena terza ondata Covid-19) e poi si vedrà…la centralità dei giovani è preponderante anche in questa Legislatura.
Istituzioni, ancora, che dall’alto della loro ‘integrità’ pretendono di suggerire, attraverso decaloghi paternalistici, soluzioni di sistema e di contrasto alla violenza giovanile, dimenticandosi, nel contempo, di avviare una valida discussione sugli interventi per la sostanziale inclusione sociale per i/le giovani sardi/e.
Interventi per le politiche giovanili, va precisato, fermi al palo dal lontano 1999, dalla legge 11 del 15 aprile che, con la sua esosa somma di 10 milioni di lire (circa 5 mila euro odierni), negli ultimi 21 anni ha evidenziato la coerenza dei discorsi programmatici per i giovani e l’interesse espresso dalla cosiddetta ‘classe dirigente’ per la questione giovanile. Una conferma rimarcata anche alla luce delle scarse risorse destinate dai comuni dell’Isola per promuovere la cittadinanza attiva dei giovani, nonché per il loro pieno sviluppo culturale, sociale ed economico.