Deportati nell’ex-Jugoslavia, Consiglio regionale: “Non voltare spalle ai martiri”.

“Le persone non possono essere cancellate con un tratto di gomma, girando la schiena dall’altra parte e facendo finta che non siano mai esistite per non disturbare il manovratore o intralciare interessi diversi. Se ci voltiamo davanti a una sopraffazione e trascuriamo chi è diventato martire per un’idea, significa che stiamo mostrando le spalle anche alla democrazia”.

Lo ha evidenziato, nel parco della Rimembranza di Gorizia, la Presidenza del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,
rappresentando l’intera Assemblea legislativa in occasione della tradizionale cerimonia in memoria dei deportati goriziani in Jugoslavia.

“Non si capisce perché non si riesca ad arrivare a una condivisione di quanto accaduto per guardare avanti e rendere pace a quelle persone presenti su quel muro che ancora pace non hanno. Come non l’hanno i loro figli e i loro nipoti”, prosegue la nota del Consiglio.

Commemorazione deportati ex-jugoslavia
Commemorazione deportati ex-Jugoslavia

La Presidenza, nell’occasione, ha anche evidenziato che si tratta di una delle poche situazioni in cui non si è fatta piena assunzione di responsabilità e chi ha contribuito alla sofferenza di tante famiglie non ha ancora maturato che ha commesso un abominio e una violenza, un tentativo di sopraffare le famiglie e le comunità con un’altra dittatura dopo anni di sofferenza. La guerra, infatti, si era già conclusa. Eppure, 665 (ma, probabilmente, molti di più) goriziani e isontini vennero comunque strappati dalle rispettive famiglie per essere deportati nella ex Jugoslavia da dove, gran parte di essi non avrebbero fatto mai più ritorno.

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Dopo un mazzo di fiori collocato nell’area per ricordare, nella Giornata mondiale della libertà di stampa, i giornalisti deceduti durante l’esercizio della loro professione, davanti al Lapidario attiguo al Monumento Centrale è stata deposta una corona d’alloro alla presenza anche dei vertici del Comune di Gorizia, della Lega Nazionale e del Comitato dei Congiunti dei Deportati in Jugoslavia, presieduto da Laura Stanta.

La Presidenza del Consiglio regionale, infine, confermando l’impegno per contribuire al completamento del lapidario, ha rimarcato che ovunque esista un retro pensiero di supremazia il rischio è che si ripeta quanto sta accadendo a 1500 chilometri di distanza – chiaro riferimento all’attuale crisi ucraina – perché, se non si fanno i conti fino in fondo con la storia, essa finisce per riproporsi. “Non è possibile dunque girarsi dall’altra parte e va sostenuto chi ha questo sguardo fiero di ricerca della verità, affinché un domani, attraverso l’assunzione di responsabilità di un errore fatto, altri riescano a chiedere scusa”.

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