Def 2022, via libera dal Cdm: diminuisce la crescita del Pil, deficit al 5,6%.
Il Consiglio dei ministri, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2022, previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196). Il Documento tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato, in particolare dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dall’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, nonché dall’andamento dei tassi d’interesse e dalla minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia.
“La guerra in Ucraina – rimarca il premier Mario Draghi – ha causato un peggioramento delle prospettive di crescita. In particolare su questo pesano l’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime, dei beni alimentari. Ma pesa anche la fiducia dei consumatori, la fiducia degli investitori che è diminuita e che invece era molto positiva, molto viva all’inizio dell’anno. Da allora è diminuita molto, non solo per l’inflazione, per i rincari dell’energia e dei prezzi delle materie prime, ma anche proprio per la situazione generale bellica. E’ una guerra vicina a noi e quindi i consumatori – e in una certa misura le imprese – vedono oggi un futuro meno positivo”.
In tale scenario, la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (PIL) per il 2022 scende dal 4,7% programmatico della NADEF al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%.
Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1% per quest’anno; scende successivamente fino al 2,7% del PIL nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella NADEF sono confermati: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025).
Questo spazio di manovra sarà utilizzato dal Governo per un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell’energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l’accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche e ripristinare alcuni fondi utilizzati a parziale copertura del recente decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17.
Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1% e del 2,4%), con riflessi positivi sull’andamento dell’occupazione. Il rapporto debito/PIL nello scenario programmatico diminuirà quest’anno al 147,0%, dal 150,8% del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4% nel 2025.
“Siamo molto consapevoli del disagio sociale, soprattutto per chi teme l’impatto dell’inflazione sui propri redditi e, come detto, siamo pronti a intervenire – ha proseguito Mario Draghi -. Lo abbiamo già fatto nel recente passato. Abbiamo stanziato quasi 16 miliardi di euro fuori dalla legge di bilancio. Nelle prossime settimane comprenderemo meglio le dimensioni dell’intervento necessario e come finanziarlo. E’ importante coordinare i nostri interventi anche in una cornice Europea. Siamo tutti al lavoro per costruire una risposta comune a uno shock che è comune, come lo Stato per la pandemia. Bisogna ripetere quella esperienza di straordinaria unità nazionale che ha ispirato la nostra azione di governo durante il periodo della pandemia”.
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