Decadenza Todde. La fase di stallo politico e le ombre sul mandato della presidente nuorese.
Superata la fase di assestamento seguita alla notifica della delibera di decadenza della Corte d’Appello di Cagliari, accompagnata dalle prevedibili difese di alcuni esponenti di Parlamento e Giunta regionale, il clima politico sardo si sposta ora verso un tatticismo sottile. In via Roma, si rincorrono manovre per diluire quanto più possibile il mandato del centrosinistra, rimandando decisioni cruciali.
Mentre la classe dirigente – per nostra sfortuna – sembra concentrata sul procrastinare la propria inevitabile fine politica, è già evidente la necessità di un passo indietro dell’attuale presidente della Regione, Alessandra Todde. Le ragioni sono numerose e poggiano su fatti concreti.
Il tradimento delle promesse elettorali. Uno dei principali motivi risiede nel mancato rispetto degli impegni presi durante la campagna elettorale del 2023/2024. Tra questi, spiccava la promessa di promuovere un percorso di co-programmazione che coinvolgesse le migliori esperienze della società civile e del tessuto imprenditoriale regionale. Tuttavia, nei primi dieci mesi di governo del Campo Largo in Sardegna, non si è visto nulla di tutto questo. Al contrario, i posti chiave negli assessorati e nelle istituzioni sono stati occupati da portatori di voti, fedelissimi di partito e figure la cui competenza pubblica appare quantomeno discutibile.
La crisi della sanità regionale. Un altro tema cruciale riguarda la sanità, il cui rilancio era stato annunciato come una priorità assoluta. La realtà, però, racconta una storia diversa: il sistema sanitario regionale è ulteriormente peggiorato. Tra riforme di facciata promosse dai partiti di maggioranza e interventi tampone mutuati dalla precedente amministrazione Solinas, la sanità continua a perdere terreno. Anche sotto il “governo dei migliori”, si sono sprecate opportunità per una vera trasformazione. E i buoni (a nulla) sanitari recentemente pompati dall’Esecutivo Todde ne sono una dimostrazione.
Mancanza di visione strategica. A dieci mesi dall’insediamento, manca una chiara visione per il futuro della Sardegna. Le forze di maggioranza appaiono arroccate su logiche clientelari, con frequenti episodi di distrazione di risorse pubbliche per scopi privati. La recente variazione di bilancio, approvata con dinamiche opache, è solo l’ennesima prova di una politica orientata più agli interessi personali che a quelli collettivi.
Un passo indietro per il bene dei sardi. La domanda sorge spontanea: dovremo attendere un altro anno di occasioni mancate prima che l’attuale presidente decida di rimettere il proprio mandato “per il bene dei sardi”? In un contesto istituzionale dove la politica continua a distogliere lo sguardo dalle vere priorità, la risposta non può che essere sconfortante. Lo sviluppo e il servizio pubblico rimangono in secondo piano, mentre le dinamiche di palazzo prevalgono su tutto il resto.