Decadenza Todde, Christian Solinas: “Quando apri la scatola e dentro ci trovi loro”.

Dopo essere stato criticato e vilipeso per 5 lunghi anni, specialmente dalla componente 5 stelle in Consiglio regionale (indimenticabili le “sgridate” in aula della assessora che non si “indigna più”), oggi l’ex presidente della Regione Sardegna, Chrstian Solinas, si è tolto più di un sassolino dalla scarpa, affidando il proprio punto di vista sulla vicenda che ha interessato la presidente Alessandra Todde, a un lungo post su Facebook.

“Ci troviamo di fronte ad un pasticcio senza precedenti. Questo è un dato di fatto che nessuna propaganda e nessun giurista compiacente potrà obliterare dalla percezione dei sardi e non solo. Il pasticcio è talmente grave che è divenuto un caso anche aldilà del mare, entrato dirompentemente nell’agenda politica, giuridica e accademica italiana. Per questo, non sarà così semplice cercare le ben note soluzioni “domestiche”, quelle acconciature che con un buon parere partigiano di qualche professore, una stampa accondiscendente ed una narrazione ben orchestrata si riusciva a costruire in casa, entro i confini dell’Isola, in favore di quella ristretta élite di intoccabili che felicemente qualcuno ha definito in altre occasioni “is de nosus”, cioè quel “noi” selettivo capace di identificare l’oligarchia trasversale agli schieramenti che ha in mano il potere vero in Sardegna da decenni”.

“Personalmente – prosegue Solinas – non posso certo essere tacciato di aver goduto di particolare simpatia o del favore di certi cenacoli e del mainstream isolano, che anzi hanno visto la mia Presidenza come eccessivamente slegata da tali logiche e poteri tanto da divenire “ingombrante” e meritare un’azione sistematica di logoramento della mia immagine. Ma su questi punti ci saranno modi e occasioni diverse per ristabilire la verità storica sui cinque anni di guida sardista della Regione. In questa sede rileva solo sottolineare che la Commissione Elettorale di Garanzia, composta per 4/7 da integerrimi e qualificati magistrati e per i restanti 3/7 da specchiati professionisti e docenti universitari ha applicato una legge ben nota a chiunque faccia politica e si è pronunciata in via definitiva, dopo aver garantito un contraddittorio e l’opportunità di chiarire le contestazioni mosse”.

Foto Facebook/ChristianSolinas

“Colpisce che un partito come il M5S ed i suoi esponenti, che più hanno inneggiato alla violenza sull’ordinamento giuridico italiano con norme che hanno compresso il tradizionale garantismo costituzionale fino a prevedere la non conferibilità di incarichi pubblici a chi abbia avuto anche solo un rinvio a giudizio senza alcuna condanna ( e dunque non sia tecnicamente colpevole di nulla ), si stracci le vesti per dire che il pronunciamento della Commissione non è definitivo, che sarà impugnato nelle sedi opportune, che si continua e si va avanti come se niente fosse. Ed ancora più grave che su questo fronte arruoli militanti del libero foro e dell’Accademia che finiscono col mancare di rispetto ad una Commissione Elettorale di Garanzia prevista proprio come baluardo di garanzia della legalità dalla norma istitutiva e di essa assolutamente rispettosa con affermazioni gravi quali “La decadenza della Todde non è giustificata”; “Non si può chiedere la decadenza per un brufolino”; “Un provvedimento folle, incomprensibile”.

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Premesse per le domande categoriche: “Ma dove è la coerenza? Dove la dignità? A parti invertite il M5S avrebbe invocato l’immediata presa d’atto dell’Ordinanza, il suo rispetto e chiesto ai decaduti ( Presidente e Consiglio ) di trarne immediatamente le conseguenze non accedendo neppure più alle sedi istituzionali fin da subito. Il sottoscritto è stato più volte oggetto e ben conosce la veemenza e i metodi pentastellati. Ma davvero l’urlatrice turritana pensa di risolvere mediaticamente la questione evocando complotti e macchinazioni politici di non meglio precisati poteri, che sono stati invece la costante del suo agire per anni?”.

Sacrosanta, quindi, la riflessione social di Solinas: “Oggi il M5S pretende per sé il garantismo negato costantemente a tutti gli altri e dimostra la sua vera natura e l’attitudine alla doppia morale ed al “doppiopesismo” che sempre lo ha contraddistinto. Come già accaduto con l’irrispettoso rifiuto di dare seguito alle centinaia di migliaia di firme raccolte per la legge Pratobello con una iniziativa popolare imponente, dopo essersi per anni arrogati la rappresentanza esclusiva dei cittadini inascoltati dalla politica e il ruolo di unici paladini degli strumenti di partecipazione popolare diretta. Insomma, il re è nudo e mostra tutta la sua ipocrisia”.

Immancabili, poi, le valutazioni nel merito della consistenza politica dell’attuale partito della Presidente: “Sotto il profilo politico questa vicenda sgretola definitivamente la narrazione autoreferenziale dell’asserito primato della competenza, delle capacità e della legalità loro e della Presidente Todde rispetto al passato. Verrebbe da chiedersi come chi non è stato in grado di gestire dei meri adempimenti burocratici previsti per una regolare candidatura alle elezioni da una legge che si applica da trent’anni possa vantare la competenza di governare la complessità dell’Amministrazione regionale sarda. Peraltro, se fosse confermato il tentativo di aggirare i rilievi della Commissione Elettorale di garanzia con la commistione tra finanziamenti e spese del candidato, del Partito e delle liste del Movimento, con ampie zone grigie, e la difformità tra spese realmente effettuate e dichiarate, ci troveremmo di fronte a metodi degni di un goldoniano Truffaldino. Ed anche in questo caso parrebbe lecito domandarsi se questi stessi metodi non siano applicati nel governo del quotidiano, nei tanti procedimenti amministrativi in capo alla Regione a guida pentastellata”.

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“Sotto un profilo squisitamente giuridico le leggi applicate al caso, proprie della materia elettorale, rappresentano lex specialis ed in quanto tali in esse va ricercata la disciplina complessiva. Pertanto, la mancata designazione del mandatario elettorale e la conseguente impossibilità di ricevere e spendere fondi e tanto meno di certificarne la regolarità è sanzionata con la decadenza ope legis. A nulla vale sostenere che sia sanzionata la mancata presentazione del rendiconto mentre un rendiconto la Todde lo avrebbe presentato a sua firma. Infatti, tale documento non ha alcun valore in quanto la norma prescrive il deposito di un rendiconto nelle forme di legge e cioè redatto e sottoscritto da un mandatario elettorale. In questo caso, non essendo stato nominato per tempo il mandatario, non è in alcun modo sanabile ipso iure – a posteriori – la presentazione nei termini di un valido rendiconto. La disciplina del 1993, figlia del clima di Tangentopoli, fu molto rigida ed esigente in materia di spese elettorali ed introdusse un organo collegiale ad hoc – la Commissione elettorale di Garanzia, composta in maggioranza da togati – per il controllo e l’accertamento delle violazioni. Non si deve confondere questa ineleggibilità con le altre cause di ineleggibilità e/o incompatibilità disciplinate specialmente in altre leggi il cui apprezzamento e valutazione a seguito di azione popolare sono riservati al Tribunale Ordinario. In questo caso specifico, la legge prevede puntualmente che la Commissione Elettorale di Garanzia accerti “in modo definitivo” la violazione. Tale accertamento determina la decadenza e non è impugnabile ulteriormente altrove. La norma prevede infatti che siano impugnabili solo le sanzioni pecuniarie. Peraltro, essendo pacificamente esclusa da una giurisprudenza costante – al contrario di quanto accade per Camera e Senato – l’autodichia in capo al Consiglio regionale, il Presidente dell’Assemblea sarda non potrà che comunicare all’Aula quanto prima la presa d’atto della decadenza. In quello stesso momento, in forza del principio del “simul stabunt aut simul cadent” introdotto con l’elezione diretta, si determinerà la decadenza automatica dell’intero Consiglio Regionale”.

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“A questo punto – si legge ancora nel lungo post dell’ex presidente Solinas – si apre uno scenario complesso, in quanto la Sardegna non ha una legge statutaria vigente e il caso di scioglimento anticipato del Consiglio per via della decadenza non è disciplinato esplicitamente dall’ordinamento regionale. Certamente chi viene dichiarato decaduto non può continuare nell’esercizio dei poteri in regime di prorogatio neppure per l’ordinaria amministrazione e la convocazione dei comizi elettorali. Restano solo alcune ipotesi, ma io ritengo personalmente che, per analogia, si debba fare riferimento all’art. 50 dello Statuto speciale, norma di rango costituzionale, che prevede con il decreto di scioglimento del Consiglio la nomina di “una Commissione di tre cittadini eleggibili al Consiglio regionale, che provvede all’ordinaria amministrazione di competenza della Giunta ed agli atti improrogabili, da sottoporre alla ratifica del nuovo Consiglio. Essa indice le elezioni, che debbono aver luogo entro tre mesi dallo scioglimento. Il nuovo Consiglio è convocato dalla Commissione entro venti giorni dalle elezioni”.

“In definitiva – e siamo tutti d’accordo – rimane comunque un dato: il dilettantismo, l’approssimazione e l’incompetenza di una Presidente, del suo staff raccogliticcio e del M5S condannano la Sardegna ad un caos istituzionale senza precedenti nella storia autonomistica. Credo che tutte le forze democratiche, civiche, autonomiste e sardiste dovrebbero riflettere su questo punto – da sinistra a destra – e valutare l’opportunità di risanare al più presto con nuove elezioni senza inutili dilazioni un vulnus istituzionale di metodi e slogan che non appartengono alla normale e positiva dialettica tra parti, introdotto da chi ha finalmente gettato la maschera e rivelato l’insofferenza verso le tanto brandite regole…evidentemente solo per gli altri”.

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