David Sassoli: “La pandemia sta mettendo a rischio decenni di progressi nella lotta per i diritti delle donne”.

Durante una cerimonia al Parlamento europeo per celebrare la Giornata Internazionale delle donne – che ha visto la partecipazione della Prima Ministra neozelandese, Jacinda Ardern, della Vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris e della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha chiesto che l’uguaglianza di genere sia posta al centro delle politiche per la ripresa dell’UE dalla pandemia di Covid-19.

“La pandemia di Covid-19 non soltanto ha consolidato le ingiustizie e le disuguaglianze, ma rischia di cancellare decenni di conquiste delle battaglie delle donne europee sul diritto al lavoro, alla condivisone del lavoro di cura, alla autonomia nelle relazioni, al rispetto e al diritto delle proprie scelte nelle relazioni affettive”.

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“Questa pandemia – ha ricordato Sassoli – ha messo in luce un tratto perverso del nostro modello economico e sociale, e cioè la considerazione della povertà come una colpa. Ma la pandemia ha anche messo in evidenza quanto la cura degli altri sia essenziale per la società e sia un bene pubblico. E di quanto quel lavoro di cura, oggi affidato in gran parte alle donne, sia in realtà una responsabilità di tutti e debba essere considerato bene pubblico”.

“Ma questo non basta. Occorre partire dall’uguaglianza salariale. Uguale salario per uguale lavoro. Le donne in Europa guadagnano in media il 14,1 per cento in meno degli uomini. Questo non è più accettabile. Siamo quindi pronti a lavorare alla proposta della Commissione per una trasparenza salariale vincolante presentata ieri e che metteremo al centro del nostro lavoro”.

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“Il Parlamento europeo si è battuto perché la parità di genere e la dimensione di genere fossero priorità centrali nel bilancio settennale dell’UE e nella valutazione dei Piani nazionali di ripresa. Questo può sembrare astratto, ma se la ripresa avrà la priorità dell’uguaglianza, questo cambierà la vita delle persone e delle donne molto concretamente nei Paesi, nelle città, sui luoghi di un lavoro ritrovato o conquistato, nelle scuole e nelle università, nella ricerca”.

“E ancora, molto concretamente, abbiamo il dovere di sancire che la violenza sulle donne è un reato grave che deve essere sanzionato ovunque sul territorio dell’Unione Europea. Per questo dobbiamo impegnarci per la ratifica, da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione, della Convenzione di Istanbul e per fare della violenza contro le donne un reato a dimensione europea. Non è una questione astratta, riguarda ciò che siamo, è parte della nostra carta di identità come grande attore globale e blocco democratico”.

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