Europa

Dalla narrazione pacifista all’industria bellica. Il viaggio di sola andata dell’Ue verso la guerra.

Il 19 marzo 2025, come tristemente noto, la Commissione Europea ha presentato il Libro Bianco sulla Difesa Europea e il piano “ReArm Europe/Readiness 2030”, con un investimento complessivo di 800 miliardi di euro destinati a programmi di potenziamento militare, tra cui “ReArm Europe” e “Security Action for Europe” (SAFE EU). Occasione, per la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, per lanciare l’ennesimo trend, sottolineando che l’epoca del “dividendo della pace” è terminata e che l’UE dovrà orientarsi verso un’economia di guerra, con l’obiettivo dichiarato di rendere l’Europa pronta a un eventuale conflitto entro il 2030.

Tale dichiarazione ha destato (non troppa) preoccupazione tra la popolazione, che teme una svolta radicale nelle politiche comunitarie in materia di sicurezza e difesa. L’accelerazione del riarmo europeo, infatti, solleva interrogativi anche sul piano giuridico: l’articolo 41(2) del Trattato sull’Unione Europea vieta infatti l’uso del bilancio dell’UE per spese militari e di difesa, eppure la Commissione prevede un massiccio incremento delle dotazioni belliche, con una procedura accelerata che esclude il Parlamento Europeo dalla supervisione e dall’approvazione del bilancio.

Su quale base giuridica, dunque, la Commissione giustifica la limitazione del potere di co-decisione del Parlamento Europeo, riducendo così il controllo democratico da parte dei rappresentanti eletti? Come si concilia il progetto di rafforzamento militare con il Trattato UE, in particolare con il principio di sussidiarietà? Esiste un pericolo reale di progressiva erosione della sovranità nazionale nonché la creazione di un debito comune per fini militari, in possibile violazione dei trattati europei? La Commissione sta deliberatamente orientando l’UE verso un’economia di guerra e la centralizzazione del comando delle forze armate europee? Domande le cui risposte sono sotto gli occhi di tutti.

    800 miliardi di euro per la difesa, ancora, che portando alla sospensione della clausola di stabilità del Patto di Crescita e Stabilità, provocheranno una trasformazione all’interno dell’UE – un tempo tradizionale promotrice della pace -, traformandola in un attore militare pronto all’escalation militare.

    foto Christophe Licoppe, European Union, 2022 Copyright Source: EC – Audiovisual Service