Da Iglesias a Bruxelles per “imparare” l’Europa.

Dal Sulcis Iglesiente a Bruxelles per ‘conoscere l’Europa’, mentre in Sardegna poco e nulla si fa per le politiche giovanili e per l’innovazione delle politiche attive del lavoro e dei processi a sostegno dell’autoimpiego dei giovani sardi. Ma, pur nella lodevole iniziativa di sostenere la mobilità internazionale studentesca di alcuni giovani della 5b del Liceo Asproni Fermi di Iglesias, viene difficile, in una regione dove si spende poco (e si legifera anche meno) sulle politiche giovanili e l’inclusione dei ragazzi e delle ragazze dell’Isola, pensare che l’evento, organizzato nell’ambito del percorso di monitoraggio civico ASOC – A Scuola di Open Coesion, abbia permesso di comprendere sostanzialmente “il processo di spendita delle risorse europee” e, ancora, “di studiare da vicino le ricadute per l’economia della Sardegna” come palesato dall’autoreferenziale comunicazione istituzionale della Regione Sardegna.

Ma, restando in termini di autoreferenzialità e facili happy ending come ricordato dalle diverse (quanto estemporanee iniziative promosse), il Centro Regionale di Programmazione della Regione Sardegna (l’Autorità di Gestione del PR FESR Sardegna), non ha certo peccato di discontinuità neanche in questa occasione.

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Non può che far sorridere, quindi, anche l’ennesimo comunicato stampa dell’assessore regionale, Giuseppe Fasolino, su quanto di buono è stato fatto dall’attuale maggioranza (non che la precedente si sia stracciata le vesti) per i giovani sardi: “Favoriamo la conoscenza dell’Europa e delle opportunità che possono scaturire per lo sviluppo della nostra Isola da una buona gestione delle risorse e da un’altrettanta consapevole capacità di programmazione. Studiare l’Europa, approfondirne dinamiche e processi, accrescere le proprie competenze guardando con occhi diversi il presente e il futuro è il miglior modo per formare i nostri giovani, il cui bagaglio culturale non può prescindere da una visione europea e mondiale”.

Belle parole, ma quando mai è stato promosso un serio tavolo programmatico con le migliori buone pratiche del settore giovanile nell’Isola? La risposta è abbastanza immediata e prevedibile: mai. Un tema, le politiche per i giovani, scarsamente tenuto in considerazione dalle ‘nostre parti’ come ricordato dallo stesso paradigma legislativo regionale sulle politiche giovanili, ancora al palo dalla lontana legge 15 del 1999, e con una nuova proposta di legge, la n. 182, ferma in Consiglio regionale dal 2019. E sì! In Sardegna si fa di tutto per “formare i nostri giovani” caro Peppino!

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Ma, piuttosto che tenere un profilo basso, alla luce dei magri risultati ottenuti per i giovani negli ultimi 3 anni, l’esponente della Giunta Solinas ha preferito aggiungere ulteriori perle al suo “bollettino stampa”: “La storia dell’Europa e delle istituzioni- si legge nella velina -, così come il loro funzionamento sono un tassello fondamentale che i nostri giovani devono aggiungere al proprio bagaglio culturale. Dalla loro preparazione e delle loro competenze, anche in materia Ue, dipende lo sviluppo futuro della nostra Isola”.

Si fa “tanto” per valorizzare i giovani in Sardegna, ma, dal 2012 (cifra doppia), non è mai stata aggiornata neanche la pagina del sito istituzionale della Regione Sardegna dedicata alla gioventù. Come mai? Possibile, leggendo anche questi dati – pubblici e facilmente accessibili anche al più distratto funzionario regionale – che non si senta un minimo di imbarazzo dalle parti di via Cesare Battisti o via Oslavia di fronte a tale siffatto tenore comunicativo?

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Isola, parafrasando Klemens Von Metternich, più da considerarsi come una mera espressione geografica lontana dalla grandezza dei temi europei e dove la politica regionale preferisce parlare di funghi epigei o promuovere proposte di legge di piccolo cabotaggio per incentivare, per esempio, l’apertura di aziende nel settore del turismo itinerante.