Crollo del Muro di Berlino. La lettera “sobria” del ministro Valditara.

Milioni di studenti e studentesse italiani/e questa mattina hanno ricevuto la missiva del ministro dell’Istruzione e “del merito” Giuseppe Valditara redatta per celebrare il Giorno della Libertà, ovvero la caduta del Muro di Berlino.

Una ricorrenza, in particolare, indetta dal Parlamento Italiano per ricordare quanto accaduto la notte del 9 novembre 1989, dove, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania Ovest e a Berlino Ovest sarebbero state permesse. Evento che, di fatto, aprì la strada per la riunificazione tedesca – formalmente conclusa il 3 ottobre 1990 – oltre a decretare simbolicamente la fine dell’Unione Sovietica.

Da qui, probabilmente, l’esigenza di rimarcare uno degli avvenimenti storici più controversi da parte dell’Esecutivo Meloni, capace di restituire, secondo la narrazione del ministro “del merito” “un’Europa libera e democratica”. Quanto effettivamente sia libera e democratica, alla luce dei 3 milioni di Neet e dei/delle giovani che ogni anno sono costretti a emigrare in assenza di un Paese capace di offrire prospettive, è tutto da definire.

Ma dalle parti di Palazzo Chigi e viale Trastevere, la bassa ideologia può rappresentare un nuovo strumento per distogliere l’attenzione dei più giovani circa i problemi del mondo dell’istruzione e della formazione: “Il comunismo – scrive nella sua missiva il ministro Valditara – è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra”.

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Lungi dal voler fare apologia di comunismo – ci mancherebbe altro! – il ministro dovrebbe sapere che in Paesi come la Bielorussia, ormai definiti Stati “canaglia” da una certa narrazione atlantista, i laureati e le laureate studiano gratuitamente e al termine del percorso di laurea lo Stato (quello con la S maiuscola) offre serie e sostenibili opportunità di inclusione lavorativa, coinvolgendo i giovani laureati nei più disparati settori pubblici della Nazione per un periodo minimo di due anni: ovviamente retribuiti. Senza contare, giusto per citare un aspetto poco dibattuto, che il livello di preparazione degli stessi studenti bielorussi , solo sulle materie linguistiche, è di gran lunga superiore alla tanto decantata “democratica” e “moderna” istruzione italiana. Ministro Valditara si faccia un giro in Bielorussia – ovviamente una volta ricomposta l’attuale crisi geopolitica – e prenda spunto anche per la sua collega Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca.

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“Ma – prosegue la missiva del ministro “del merito” – là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia”.

Rimanendo sul tema della libertà e della democrazia, probabilmente, una lettera incentrata sulle azioni previste per rendere la scuola italiana al passo con i tempi e “liberare” gli studenti e studentesse italiani/e da un sistema scolastico anacronistico dove – giusto per citare uno dei tanti gap – non si conosce minimamente l’Unione europea, avrebbe sortito maggiore fortuna ma, anche qui, in tempi di bassa ideologia, risulta difficile aspettarsi una seppur minima autocritica da parte delle “sempre perfette” istituzioni.

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Riflessioni, forse, lontane dai radar dell’esponente dell’Esecutivo Meloni che prosegue: “Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa. Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile”.

foto Lalupa licenza CC BY-SA 3.0