Cresce l’uso dei dispositivi acustici.

Sebbene il 12,5% della popolazione in Italia soffra di perdita dell’udito, solo il 4,4% utilizza un apparecchio acustico. Posizionata dietro la Polonia (15%) al secondo posto per perdita di udito, l’Italia registra un tasso di adozione dei dispostivi acustici (35%) più basso rispetto a Paesi come Danimarca (55%) e UK (53%).

Una percentuale che è però cresciuta e ha portato in quattro anni un aumento del 5%. È probabile si tratti anche di un effetto della pandemia, ovvero le mascherine hanno sollevato in molti il problema dell’ipoacusia in modo più evidente. Lo dimostra anche il fatto che il 71% di coloro che hanno un apparecchio acustico lo hanno acquistato a partire dal 2019 o successivamente. Questi alcuni dei dati emersi da EuroTrak Ita 2022, la ricerca di Anovum sull’impatto delle protesi acustiche sulla popolazione italiana, voluta dall’associazione europea di produttori di apparecchi acustici Ehima, di cui fa parte anche Anifa-Associazione nazionale dei fabbricanti di audioprotesi di Confindustria Dispositivi Medici. 

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A commentare i dati durante il XX Congresso della Federazione italiana degli audioprotesisti, che si sta svolgendo a Rimini, Sandro Lombardi, presidente Anifa-Associazione nazionale dei fabbricanti di audioprotesi di Confindustria Dispositivi medici. A quattro anni di distanza dall’ultima, la nuova edizione rappresenta un importante momento di aggregazione per tutto il comparto industriale, distributivo e professionale. “Lo sviluppo tecnologico degli apparecchi acustici, unito alla competenza e disponibilità degli audioprotesisti – ha dichiarato Lombardi – hanno giocato un ruolo da protagonisti anche in un momento fortemente critico quale quello della pandemia. I maggiori disagi che hanno dovuto affrontare le persone con problemi di udito (utilizzo della mascherina, necessità di usare le connessioni per lavoro-relazioni sociali, eccetera) hanno trovato una valida risposta grazie allo sforzo congiunto del nostro comparto e la riprova è proprio quell’incremento di quasi sei punti percentuali di nuovi utilizzatori”.

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Un altro aspetto evidenziato dalla ricerca EuroTrak, ha concluso Lombardi, è “la scarsa consapevolezza di cosa sia la sordità: più del 50% delle persone pensa che questa patologia non provochi altri danni collaterali (esempio il ritardo cognitivo). Per questo è necessario fare prevenzione e comunicazione. In questo senso è indispensabile la collaborazione tra la figura del medico e dell’audioprotesista, oltre al continuo aggiornamento professionale. Le nostre imprese, dal canto loro, sono impegnate e lo saranno ancor di più in futuro per diffondere e comunicare il valore della tecnologia ai cittadini e a tutte le figure professionali coinvolte per il benessere delle persone, che non può prescindere dalla sfera uditiva”. 

La ricerca EuroTrak 2022 misura il mercato italiano mappando l’efficacia e la qualità dell’applicazione audioprotesica utilizzando il tasso di adozione o il livello di soddisfazione espresso dai pazienti nei principali mercati internazionali. Dalla ricerca emerge chiaramente come il ricorso ad apparecchi acustici migliori la qualità della vita, le situazioni di ascolto, riducendo l’emarginazione sociale e restituendo la socialità. Nello specifico: Il 97% dei possessori di apparecchi acustici dichiara di aver registrato un miglioramento della qualità della vita. Superato anche il concetto di emarginazione legato all’adozione di audio protesi: secondo il 48% dei possessori, l’esclusione maggiore è causata dalla mancanza di udito, riscontrando un’apertura culturale verso le protesi anche dalle persone vicine. L’87% dei possessori di apparecchi acustici afferma che il proprio apparecchio acustico funziona meglio o come previsto. Il 79% dei possessori di apparecchi acustici è soddisfatto dei propri. L’83% dei possessori di apparecchi acustici si sente più sicuro di muoversi in una città da quando indossa gli apparecchi acustici. Le prime fonti di informazione nei confronti delle protesi acustiche sono i medici di base e gli otorinolaringoiatri (52%), seguono i siti web (35%) e il personale degli store (25%).

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