Cresce il reddito delle famiglie italiane ma al Sud retribuzioni inferiori al 15% della media nazionale.
Il reddito disponibile delle famiglie italiane è aumentato in tutte le province tra il 2021 e il 2023, ma con tendenze molto diverse tra Nord e Sud. Mentre le regioni alpine registrano un’impennata significativa, le zone del Centro Italia mostrano segnali di crescita più contenuti, con alcune aree del Mezzogiorno che emergono come le più dinamiche.
L’incremento complessivo delle province italiane si attesta al +11,3%, ma con notevoli differenze regionali. Le province alpine sono quelle che segnano i progressi più consistenti, con un aumento medio del 13,4%. Tra le migliori performance, Sondrio guida la classifica con un sorprendente +17,0%, seguita da Belluno (+15,4%) e Imperia (+15,1%). Queste province si confermano come le più virtuose in termini di reddito disponibile, rispetto alla media nazionale.
In controtendenza, le province del Centro Italia hanno visto aumenti più modesti, con un incremento medio del +10,3%. In particolare, Roma, con un aumento di solo +9,5%, occupa la 94ª posizione nella graduatoria provinciale.
Dal punto di vista del reddito pro-capite, Milano si conferma la provincia con il reddito più alto, toccando i 34.855 euro a testa, quasi due volte e mezzo quello di Foggia, che si posiziona all’ultimo posto con solo 14.554 euro.
Il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, ha commentato l’analisi evidenziando come, rispetto alla produzione economica, la distribuzione dei redditi tra le province risulti più equilibrata. Infatti, la distanza tra la provincia con il reddito più alto e quella con il reddito più basso è inferiore rispetto alla disparità registrata nel valore aggiunto pro capite, passando da 3,6 volte a 2,4 volte. Esposito ha anche sottolineato come nel Mezzogiorno i trasferimenti pubblici continuino a giocare un ruolo importante, con una quota del 40% rispetto al 35% della media nazionale, contribuendo in parte alla crescita del reddito disponibile. Tuttavia, ha anche sottolineato che, nonostante la crescita dei redditi da lavoro, le retribuzioni al Sud restano inferiori del 15% rispetto alla media nazionale.
Il principale motore della crescita del reddito disponibile è il reddito da lavoro dipendente, che tra il 2021 e il 2023 è aumentato dell’11,8%, un tasso superiore al 11,3% del reddito complessivo. Tuttavia, l’incremento delle retribuzioni non è sufficiente a recuperare il potere d’acquisto perso a causa di un’inflazione che, nello stesso periodo, è cresciuta del 14,2%.
In particolare, le province del Mezzogiorno hanno registrato gli aumenti più consistenti nelle retribuzioni, con punte del 12,5% e un aumento notevole in Abruzzo (+14,2%) e Sicilia (+13,8%). Le province del Centro Italia sono quelle che hanno mostrato una crescita più lenta, con un incremento delle retribuzioni pari al +10,8%. Tra le province con gli aumenti più marcati figurano L’Aquila (+18,5%), Teramo (+18,1%) e Sondrio (+17,9%). In controtendenza, province come Terni (+7,3%) e Pordenone (+6,2%) restano più indietro.
In sintesi, la crescita del reddito disponibile evidenzia un quadro complesso e differenziato tra le diverse aree del Paese, con il Nord in prima linea, ma con segnali positivi anche per il Sud, sebbene persistano sfide significative legate all’inflazione e alle disparità retributive.
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