Covid-19. Un’emergenza resa più difficile dalla politica degli incapaci.
Non bisogna essere dei grandi analisti per comprendere l’irresponsabilità dei protagonisti della politica nazionale e regionale, a partire dall’ottusità della scelta di riaprire le scuole a settembre (periodo meno produttivo dal punto di vista del merito scolastico) senza prevedere alcun correttivo nell’adeguamento del trasporto pubblico locale e scolastico, arrivando, però a spendere diversi miliardi di euro per i nuovissimi 3 milioni di ‘monobanchi’ (molti dei quali ancora non consegnati alle scuole) senza contare, inoltre, la decisione di obbligare migliaia di precari a partecipare alle selezioni indette dal ministero dell’Istruzione in un periodo di forte ripresa dei contagi.
Non serve essere neanche degli esperti o cittadini totalmente assuefatti alla realtà per notare come i due cavalli di battaglia del Governo Conte dello scorso periodo estivo, istruzione e trasporti, hanno fatto emergere le principali criticità dell’azione di Governo, fino ad arrivare al più trasparente attacco alla libertà d’impresa nel nostro Paese, dove, nelle ultime ore, si è paventato il rischio di mettere nuovamente mano agli orari di apertura delle attività economiche e sportive, nonostante l’adeguamento degli spazi ai protocolli del Governo e delle federazioni sportive.
Adattamenti, ovviamente, sostenuti direttamente dalle imprese e associazioni sportive nonostante la crescente incertezza degli ultimi mesi: organismi privati ai quali il Governo, in queste ultime 48 ore, sembra rivolgersi con un eufemistico “fatti vostri”.
Un Governo che chiede la collaborazione delle imprese, ma che, nel contempo, adotta misure inique come nel caso degli esercenti delle attività di somministrazione, ai quali viene chiesto di chiudere i locali prima alle 24, poi alle 18 decretandone, in altre parole, la chiusura, mentre dall’altro lato non interviene verso i proprietari delle mura dei locali, sulla sospensione delle utenze (e delle tasse ad esse collegate) per poi trincerarsi nella più ovvia delle azioni di Governo: l’introduzione di misure assistenziali a conferma dei ‘problemi di diottria’ di lungo periodo della politica.
A fronte della brutalità di questo Governo verso la libertà d’impresa e del mondo dello sport, nessun intervento ‘moralizzatore’ e di equità parrebbe pervenire dalla pubblica amministrazione, un mondo, come risaputo, popolato da milioni di pubblici dipendenti, ai quali, anche in presenza di una crisi sanitaria pesantissima come quella odierna, non è stato richiesto alcun sacrificio economico, come invece è quotidianamente richiesto alle migliaia di imprese italiane…in Italia, si sà, essere imprenditori è una colpa!
Oltre alla scuola, ai trasporti e alla libertà d’impresa, l’irresponsabilità dell’azione di ‘questa politica’ si può leggere anche in riferimento al rispetto per la salute pubblica, messa a rischio a livello locale dall’appuntamento delle elezioni amministrative sarde, dove si è deciso di riportare i cittadini alle urne nonostante l’esponenziale aggravamento della curva dei contagi da Covid-19. Elezioni rese indubbiamente più gravose dagli improbabili speech dei rappresentanti politici e dalle campagne elettorali a mezzo social, scevre di contenuti e di cognizione di causa sui problemi dei propri ‘dirimpettai’.
Una politica che esprime inequivocabilmente l’unico valore in cui crede, ovvero la conservazione del ‘potere’: nulla di nuovo se non fosse per il livello medio del rappresentante delle istituzioni locali…in una parola, aberrante!
Si potrebbe definire la situazione attuale come particolarmente complessa, che ‘si naviga a vista’ e che bisogna impegnarsi verso un generalizzato sforzo civico, ma è indubbio che questa classe politica, nazionale e regionale, non è stata in grado di prevedere e applicare correttivi di alcun tipo per arginare efficacemente i principali fattori collegati all’attuale emergenza sanitaria. “Prevenire è governare” diceva Charles de Gaulle…
Un quadro reso più insopportabile dalla disputa Governo-Regioni consumatasi negli ultimi tempi, che tra i suoi protagonisti ha visto il ministro delle Regioni e Autonomie, Francesco Boccia, impegnato da una parte a richiamare i Governatori alla collaborazione, mentre dall’altra ad attribuire ‘punteggi’ alle regioni nell’azione di contrasto alla diffusione del Covid-19, lodando più volte il modello ‘Campania’ che, alla luce delle recenti proteste popolari, sembra essere lontano da quel concetto di buona pratica tanto sbandierato negli ultimi mesi.
Vista la contingenza del momento avremmo preferito non assistere a questo squallido teatrino maggioranza-opposizione a livello nazionale e regionale ma, purtroppo, questa è la vera essenza della nostra politica. Realtà perfettamente riassunta in un’altra massima di Charles de Gaulle “L’Italia non è un paesepovero, ma un poveropaese”.
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