Corruzione e conflitti d’interesse, Waszczykowki: “Ex politici UE lavorano in compagnie energetiche russe”.

Diversi ex capi di Governo dei Paesi dell’UE, come ricordato lo scorso mese di dicembre dall’eurodeputato del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei Witold Jan Waszczykowski, sarebbero da tempo sul libro paga di alcune importanti compagnie energetiche della Federazione Russa. Tra essi, secondo il deputato polacco, spiccherebbero i nomi di Gerhard Schröder, Wolfgang Schüssel, François Fillon, Karin Kneissl e Paavo Lipponen.

“Le compagnie energetiche russe hanno mostrato per anni ostilità nei confronti dei vicini della Russia, come nel caso della crisi del gas in Ucraina e Moldova e stanno deliberatamente destabilizzando il mercato energetico dell’UE, riducendo le forniture all’UE per imporre concessioni sul gasdotto Nord Stream 2”.

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Per il parlamentare polacco il lavoro svolto per le società energetiche russe dagli ex esponenti politici dei Paesi europei, costituirebbe una vera e propria forma di corruzione politica: “Le decisioni politiche prese da ex e attuali capi di Governo – reputate da Witold Jan Waszczykowski geopoliticamente e finanziariamente sfavorevoli per l’UE – sollevano interrogativi sulla loro condotta. Questa situazione costituisce anche un precedente, incoraggiando i leader attuali e futuri a perseguire politiche pro Putin al fine di assicurarsi posizioni ben pagate alla fine della loro carriera politica”.

Non è raro, come la storia insegna, che un soggetto, terminata un’esperienza politica, vada a impegnarsi in un gruppo di pressione sulla politica. Da qui la richiesta di intervento indirizzata alla Commissione europea per chiedere di colpire gli ex politici europei impiegati nelle società energetiche russe.

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In risposta all’eurodeputato di ECR la Commissaria Ylva Johansson oggi ha ricordato le misure messe in atto dagli Stati membri per la prevenzione dei conflitti di interesse e del cosiddetto fenomeno delle ‘porte girevoli’ tra politica e impresa. Dati riportati annualmente nella relazione sullo Stato di diritto.

“Questo rapporto rappresenta la base per la discussione con gli Stati membri della salvaguardia dello Stato di diritto. Le indagini penali e i procedimenti giudiziari in relazione ai casi di presunta corruzione sono in capo alle autorità nazionali degli Stati membri o, nei casi di uso improprio dei fondi dell’UE, dalla Procura europea o dalla Procura europea per la lotta antifrode. Dove rilevanti, in caso di corruzione o altri reati, le autorità nazionali possono avvalersi delle possibilità offerte dalla direttiva sulla confisca – la 2014/42/EU -, che prevede il congelamento e la confisca dei beni degli autori dei reati”.

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