Coronavirus, oggi è il giorno dell’app immuni. Forse

Durante i dimenticabilissimi giorni della fase 1, mentre le migliori menti della scienza medica gareggiavano in tv e sui social a colpi di sparate shock anti covid (chiudere tutto e tutti, chiudere per sempre, anziani in quarantena eterna) e il Presidente Conte con le sue dirette facebook ci comunicava le sue decisioni in merito alle nostre vite e alle nostre garanzie costituzionali, venne fatta la proposta di adottare un’app di tracciamento degli spostamenti sulla base di quanto realizzato, con successo, in Corea del sud. Il sistema era semplice: ricostruendo gli spostamenti delle persone si sarebbe potuta mappare la diffusione del virus prevendendone in tal modo la propagazione.

Certo l’app avrebbe significato una rinuncia al diritto alla privacy ma, in settimane nelle quali pativamo le più gravi compressioni delle Libertà individuali dall’epoca della dittatura fascista, a molti pareva un’accettabile soluzione di compromesso. Saremmo stati tracciati ma almeno non avremmo più patito la carcerazione domestica e i controlli da stato di polizia. La corte dei miracoli di Conte si metteva cosi al lavoro e per settimane si discuteva di provider, tecnologie, modalità d’adesione ecc.

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Nel frattempo passavano le settimane e si arrivava al 4 maggio, vera e propria fine della fase 1. Le persone potevano uscire nuovamente di casa, volenti o nolenti il distanziamento sociale tendeva ad allentarsi e, almeno sulla carta, vi sarebbe stata la moltiplicazione delle occasioni di contagio. Dell’app però nessuna traccia. Come del resto di tutto ciò che non fosse quotidiana operazione di terrorismo psicologico perpetrata da ministri ed esperti nei confronti dei cittadini.

Passavano altre due settimane e, fortunatamente, non si vedeva traccia dell’apocalisse virale minacciata da Speranza e Boccia. Il pericolo, tuttavia, era ben lungi dall’essere superato. Ciò nonostante dell’app non vi era ancora nessuna traccia. Dopo ulteriori due settimane eccoci cosi giunti a oggi lunedì primo giugno. A eccezione di scuole, università, teatri che continuano a vivere la loro fase 1 (come era prevedibile in un paese che da culla della cultura si è trasformato nella sua tomba) siamo tornati alla cosiddetta normalità.  Negozi, bar e ristoranti hanno riaperto e in ogni città d’Italia sono riapparsi movide e strusci vari. Tra due giorni cadrà infine l’ultima limitazione: il divieto di spostamento tra le regioni. Il gran giorno, tuttavia, pare essere arrivato. Secondo l’ANSA la ormai mitologica “immuni” sarà disponibile a partire da questo pomeriggio.

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Finalmente, si dirà, peccato però che allo stato attuale rischi di avere un’utilità pressoché nulla. Hanno infatti aderito alla sperimentazione soltanto cinque regioni, in gran parte del centro Italia, rendendo il valore dell’app quasi nullo dal momento che ci si potrà spostare su tutto il territorio nazionale. Se ne riparlerà alla prossima pandemia.  

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