Consiglio regionale: approvato odg contro la violenza di genere.
Sono tre le mozioni all’ordine del giorno incentrate sul tema del femminicidio e del contrasto della violenza di genere approvate oggi dal Consiglio regionale, la 513 (prima firmataria Annalisa Mele), “sul crescente e preoccupante fenomeno della violenza di genere e aumento dei femminicidi”, la n.514 e la n. 515 “sulla strategia e le azioni da intraprendere a contrasto delle discriminazioni e violenza basate sul genere e sull’orientamento sessuale”.
Un fenomeno, come ricordato nel corso della discussione, in crescita nel nostro Paese: “Nel 2020 – spiega la consigliera Carla Cuccu – le chiamate ai centri antiviolenza sono raddoppiate, passando dalle 149 del 2019 alle 320 del 2020. Servono forti azioni di contrasto: l’istituzione del reddito di libertà, che ha visto la Sardegna in prima fila, è stato un primo e importante passo, ma ad esso deve necessariamente far seguito anche la creazione di una rete capillare di servizi che diminuisca il costo economico e psicologico dell’uscita della donna dal luogo in cui è vittima di violenze”.
Ha poi preso la parola la consigliera Desirè Alma per l’illustrazione della mozione n.514: “Finalmente questo argomento arriva in Aula. Ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia. Questi sono i numeri ma non ci sono solo i femminicidi, esistono anche i soprusi, molte volte non conosciuti o conoscibili, il carnefice è spesso colui che dice di amare la propria donna”. L’esponente dei Cinque Stelle ha poi ricordato i nomi delle ultime donne uccise in Sardegna: Angelica Salis, Paola Piras, Marisa Pireddu, Michelangela Atzori: “Servono azioni urgenti, abbiamo presentato una proposta di legge, può essere aggiustata in Commissione ma è una buona base su cui lavorare per contrastare un fenomeno che in Sardegna è molto diffuso”.
Rossella Pinna del Partito Democratico ha successivamente illustrato la terza mozione n. 515: “Nel mondo le donne hanno il 75% dei diritti in meno degli uomini. Sono loro le principali vittime delle violenza. In Europa viene uccisa una donna ogni sei ore, 4 al giorno. In Italia nei primi nove mesi del 2021 sono state uccise 86 donne. Omicidi che si consumano spesso per mano del partner o ex partner”. Secondo Rossella Pinna serve una svolta per favorire la cultura della parità e del rispetto, eliminando pregiudizi e stereotipi sui ruoli di genere ancora molto radicati e spesso alla base di comportamenti violenti: “Le violenza spesso avvengono in casa – ha detto la consigliera d’opposizione – il luogo degli affetti è spesso quello più pericoloso per donne e bambini. Occorre interrogarsi come legislatori e chiedersi se si fa abbastanza. C’è bisogno di un Piano strategico contro le discriminazioni di genere”.
Per il Partito Sardo d’Azione la consigliera Elena Fancello ha poi chiesto che “occasioni come queste non siano sprecate, la violenza sulle donne non è una questione di relazioni ma di potere”. La consigliera del Psd’Az ha quindi rivolto un appello alla politica: “Si può fare molto rispettando le indicazioni della Convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Instanbul nel 2011 sul fronte della prevenzione dei reati e su quello della protezione delle vittime. Ciò che manca è un nuovo approccio culturale. Occorrerebbe fare quello che si è fatto per sensibilizzare le nuove generazioni ai temi ambientali. Oggi i ragazzi sono molto attenti alla tutela della natura, lo stesso va fatto per i ruoli di genere”.
Maria Laura Orrù, esponente dei Progressisti, ha affermato che i dati allarmanti del fenomeno della violenza di genere, già allarmanti, sono stati purtroppo aggravati dalla pandemia: “Per questo va sostenuta la lotta della donne contro un sistema distorto e patriarcale che limita i diritti e la stessa democrazia. Ed è arrivato il momento, ha detto ancora la Orrù, di passare dall’analisi del problema a fatti concreti, dall’incremento dei fondi per i centri di violenza all’interno dell’assestamento di bilancio ad altre azioni diffusi in tutti i settori della società sarda. Così come, secondo la consigliera dei Progressisti, va colta l’opportunità del Pnrr, che però la Sardegna ha colpevolmente lasciato cadere”.
Sempre a nome del gruppo dei Progressisti Laura Caddeo ha lamentato in apertura le troppe assenze dei colleghi del Consiglio “ennesima dimostrazione del fatto che sul tema della violenza di genere è ancora troppo diffusa l’idea di un problema che riguarda solo le donne”. Per ribaltare questo schema, secondo la Caddeo, occorre lavorare sulla cultura e sul sistema di istruzione e formazione per cambiare un modo di pensare ancora strutturalmente sessista, e sull’esperienza del cambiamento come segnale di una nuova presenza femminile nella società, dal lavoro alle istituzioni: “Bisogna cambiare profondamente anche le modalità di comunicazione degli episodi di violenza e femminicidio, perché spesso si parla di “dramma della gelosia” o di “raptus omicida” degli uomini dimenticando tutto ciò che ha preceduto il gesto estremo di violenza”.
Nel corso dei lavori l’assessore Mario Nieddu, ha ricordato l’importanza dell’approvazione del reddito di libertà, ribadendo la conduzione delle politiche assessoriali in linea con quanto stabilito dal piano strategico nazionale fondato su quattro assi: prevenzione, sostegno, perseguimento degli autori di violenza, assistenza e promozione: “La nostra Regione – ha affermato l’assessore – può dirsi all’avanguardia nel contrasto alle violenze di genere e non sono poche le azioni e le misure su cui possiamo contare”. Tra le positive novità anche l’istituzione e l’operatività dell’osservatorio regionale con un dedicato sistema informatico, nonché una sostanziale uniformità nei diversi centri di accoglienza. La Regione conta su undici centri antiviolenza mentre 5 sono le case di accoglienza. I principali stanziamenti riguardano: circa 715 mila euro per il reddito di libertà, 200 mila euro a valere sulla legge 20 e altrettanti per le politiche per le pari opportunità.
Tra i principali interventi, il testo unitario impegna il Presidente e la Giunta ad assicurare continuità ai finanziamenti, alle attività e al funzionamento dei centri e delle reti antiviolenza territoriali e dei centri e servizi per uomini autori di violenza al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere e a prevedere sempre maggiori azioni per il reinserimento economico e sociale, con particolare attenzione al mondo del lavoro, delle donne vittima di violenza; garantire, attraverso l’istituzione del ”Fondo di solidarietà alle vittime di violenza e ai loro figli” con interventi di sostegno a titolo di contributo spese per le cure mediche e psicologiche e per il completamento del percorso formativo e autonomia; costituzione e implementazione della “rete regionale contro la violenza di genere”, definire l’iter di attuazione del percorso di protezione denominato “Rete regionale contro la violenza di genere”, adottare il “Piano regionale triennale di prevenzione e contrasto alla violenza e alle discriminazioni legate all’identità di genere.
Tra i punti principali dell’ordine del giorno anche quello di istituire l’Assessorato per le Pari opportunità e la Commissione speciale per la lotta alla disparità di genere, valorizzare la differenza di genere e l’affermazione della specificità, libertà e autonomia femminile per il raggiungimento della parità giuridica, sociale ed economica; approvare un piano strategico di valenza pluriennale per il contrasto alla violenza e alla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale ed all’identità di genere attraverso una doppia azione di educazione e prevenzione con progetti che coinvolgano ogni scuola di ordine e grado, anche attraverso protocolli di intesa con l’Ufficio scolastico, ma anche operare per la rimozione di ogni forma di disuguaglianza pregiudizievole, di discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle persone, indipendentemente dal loro genere.
Il testo impegna, ancora, il Presidente e la Giunta a dare attuazione al finanziamento dei programmi di sensibilizzazione e prevenzione, nonché gli strumenti, accessibili a tutti i soggetti interessati e in particolare a tutte le donne e persone con disabilità, in particolare sensoriali, intellettive e psico-sociale per rendere operativa la presa in carico integrata da parte dei soggetti facenti parte della rete antiviolenza.