Consiglio Nazionale Giovani: “Nessuna scusa per non assumere”.
“Nessuna scusa per non assumere i giovani, esistono norme e agevolazioni. Ci vuole solo la volontà”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani, commentando i recenti interventi in materia di lavoro.
“Sono misure che si aggiungono a quelle già previste e tolgono alibi a chi, fino ad oggi, non ha assunto i giovani. Mi auguro – prosegue Pisani – che venga definitivamente accantonata la narrazione che i giovani non hanno voglia di lavorare. I giovani chiedono di avere una retribuzione giusta e un lavoro stabile”.
“Nell’ambito dei principi generali della riforma fiscale, si è riservata un’attenzione maggiore ai giovani al di sotto dei trent’anni, con l’intento di stimolare la crescita economica e la natalità. Sono state introdotte – aggiunge Pisani – disposizioni per favorire l’inserimento stabile dei giovani nel mercato del lavoro, nonché misure volte a prevenire la fuga di studenti all’estero, incentivando il loro rientro in Italia. L’esonero dal pagamento del 100% dei contributi a carico del datore di lavoro per 4 anni, per chi assume giovani under 36, e la riduzione delle tasse parti al 60% dello stipendio mensile lordo del lavoratore per 12 mesi per l’assunzione di giovani NEET sotto i trent’anni. Un incentivo destinato ai giovani che non lavorano, non sono inseriti in corsi di studio o formazione, e sono registrati alla Garanzia Giovani”.
Non servono però solo le politiche per il lavoro, sulle quali gli Esecutivi nazionali degli ultimi lustri hanno titubato per usare un eufemismo, ma anche una vera e propria scossa all’attuale paradigma delle politiche giovanili in Italia. Bisogna, infatti, inserire il requisito della co-programmazione degli interventi pubblici nel settore della gioventù con giovani e organizzazioni giovanili qualificate, partendo proprio dalla governance dell’attuale Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili, ad oggi gestito autoreferenzialmente dalle diverse amministrazioni centrali e periferiche del Paese, capaci spesso di sostenere iniziative calate dall’alto come Giovani VISPI in Sardegna.
Improcrastinabile, ancora, l’apertura del mondo dell’istruzione (le risorse non mancano) alle imprese e alle organizzazioni giovanili italiane e avviare sostanzialmente in tutte le istituzioni scolastiche italiane, il “chimerico” dopo scuola, permettendo ai giovani studenti e studentesse di seguire dei percorsi extra-scolastici realmente di impatto. Attività, come ampiamente dimostrato, che potrebbero non solo riportare i tanti discenti tra le aule scolastiche ma, soprattutto, sviluppare quelle competenze trasversali che tanto sono richieste dallo stesso mondo del lavoro, ad oggi costretto a cestinare migliaia di CV proprio per l’assenza di tali capacità.
Un nuovo paradigma politico per i giovani che dovrebbe portare luce anche nelle Aule dei vari Consigli regionali italiani (specialmente nel Mezzogiorno) dove il tema giovani e gioventù è un argomento buono solo per le proposte di legge tokeniste e che, come nel caso della Sardegna, non vedranno mai alcuna discussione conclusiva in Aula.