Concorso docenti: raccolte 12mila firme in 48ore contro l’esclusione degli idonei.

Sono bastate meno di 48 ore per raccogliere 12mila firme a sostegno di una lettera indirizzata alle principali organizzazioni sindacali e ai gruppi parlamentari per denunciare l’esclusione degli idonei dal concorso docenti PNRR 23/24.

Tra i principali problemi evidenziati dagli oltre 12mila firmatari, l’assenza di un sistema di graduatorie trasparente e giusto – senza nessun idoneo escluso – che premi le conoscenze e competenze acquisite e certificate dal superamento delle prove (scritta, orale, pratica e valutazione titoli), l’esperienza maturata sul campo e riconosca il valore degli anni di servizio.

Firmatari che hanno espresso preoccupazione anche per la crescente diffusione di titoli e abilitazioni venduti da università telematiche, che rischiano di compromettere la qualità dell’insegnamento e la credibilità dell’intero sistema formativo. Percorsi abilitanti per i quali è necessario un “controllo rigoroso” da parte del Governo.

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Improcrastinabile, poi, l’introduzione di un sistema di valutazione dei titoli che sia trasparente e che valorizzi adeguatamente gli anni di servizio prestati nelle scuole.

“Ci siamo mobilitati con forza per denunciare la situazione di stallo in cui ci troviamo, nonostante il superamento delle prove concorsuali – scrivono i promotori della missiva -. Non possiamo più accettare che le nostre competenze, la nostra passione e i nostri sacrifici siano ignorati e non valorizzati. Abbiamo superato prove selettive, tanti di noi hanno già dimostrato il proprio valore sul campo e siamo stati giudicati idonei da un sistema che ora ci volta le spalle, lasciandoci in balia della precarietà, condannati a svolgere un altro concorso, alle medesime prove, nel corso del prossimo autunno. Magari dovremmo prendere nuovamente il volo e una stanza in un b&b per andare a sostenere le prove, come già successo a tanti sardi. E’ inaccettabile. Non siamo numeri da inserire in graduatorie di cui non conosciamo neanche l’esito finale e la nostra collocazione precisa, né persone da utilizzare come bancomat per le università telematiche ed enti privati che si occupano di erogare a costi carissimi, master e certificazioni che gonfiano i punteggi in una inesorabile guerra tra poveri, tutti contro tutti. Non si può pagare per lavorare. Siamo docenti, educatori, formatori delle future generazioni di questo Paese, e meritiamo di essere trattati con dignità e rispetto”.

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