Commissione Attività produttive: audite le associazioni di categoria: “La vendita di prodotti dell’agroalimentare presso le aziende agricole determina condizioni di concorrenza sleale con la rete distributiva”.

La commissione Attività produttive, nel corso della seduta odierna, ha ascoltato i principali portatori di interesse sulle direttive di attuazione della legge regionale 26/2018 sulla vendita dei prodotti agricoli aziendali.

Confcommercio e Confesercenti hanno manifestato alla commissione il loro parere negativo perché, hanno spiegato, la vendita di prodotti dell’agroalimentare presso le aziende agricole determina condizioni di concorrenza sleale con la rete distributiva, che ha tradizione, presenza sul territorio, professionalità ma, soprattutto, costi aziendali, amministrativi e fiscali di molto superiori a quelli del comparto agricolo.

C’è il rischio, in altre parole, di una “deregulation” che vedrebbe contrapposte categorie ad altre categorie come è già accaduto fra agriturismi e ristoranti e/o affittacamere e B&B. Alcuni Comuni sardi inoltre, hanno aggiunto i rappresentanti di categoria, stanno promuovendo attività agroalimentari “domestiche” (cioè lavorazioni in casa) che potenzialmente costituiscono una ulteriore distorsione del mercato al di fuori di ogni regola.

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Il presidente Maieli ha assicurato la massima attenzione agli argomenti proposti all’attenzione della commissione, precisando però che la vendita di prodotti alimentari presso aziende agricole è consentita fin dal 2001, a certe condizioni, da una disposizione nazionale (il Dlgs n.228).

Successivamente, nel quadro delle attività istruttorie collegate al Testo unico sul turismo itinerante, la commissione ha sentito il presidente regionale della Faita-Federcamping Nicola Napolitano.

In un documento, Napolitano ha tracciato un quadro del settore “turismo all’aria aperta” che, nonostante una legge di riferimento risalente al 1984, vede la Sardegna al sesto posto in Italia con 2.5 milioni di presenze, 100 imprese, 1500 addetti diretti, un fatturato di 100 milioni ed il 27% della capacità ricettiva totale (dati 2019), di fatto il secondo operatore turistico regionale. A partire dalla legge nazionale, ha sottolineato Napolitano, il nostro settore è sempre stato “ospite” delle normative sul turismo ma riteniamo di avere una nostra identità ben precisa e molte potenzialità che per tante ragioni non siamo riusciti ad esprimere. Chiediamo quindi alla Regione, ha concluso, un intervento legislativo più “mirato” che ci consenta fra l’altro di tenere aperte le nostre attività fino a 9 mesi l’anno, con strutture mobili di diverse tipologie non soggette ad operazioni stagionali di montaggio/smontaggio, ed una nuova classificazione.

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