Cinema: Renato Casaro, ovvero l’ultimo ‘cartellonista’.
Renato Casaro, l’ultimo cartellonista del cinema, è il protagonista del nuovo video realizzato dal Ministero della Cultura.
Dopo le celebrazioni dei 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, il Ministero della Cultura racconta il percorso artistico del maestro in un’intervista realizzata di fronte ad alcune delle sue più celebri locandine, parte della collezione del museo trevigiano, casa dei manifesti pubblicitari d’epoca che gli ha dedicato una mostra tuttora in corso, visitabile fino al 1° maggio 2022.
A poco più di due settimane dalla notte più magica di Hollywood, la cerimonia di premiazione degli Oscar, il video, realizzato dall’Ufficio Stampa e Comunicazione del MiC, racconta l’abilità di uno dei più influenti e innovativi cartellonisti cinematografici italiani, in grado di coniugare il linguaggio della settima arte, il cinema, con quello della terza, la pittura.
Nel 1975 Casaro riporta in auge l’arte dei manifesti pubblicitari grazie alla tecnica dell’aerografo che “rigenera un genere”, come l’artista afferma nel cortometraggio, segnando una svolta epocale nel settore e rivoluzionando uno stile, sino allora impressionista, verso un realismo di grande effetto.
Nella sua lunga carriera Casaro ha lavorato con i più importanti professionisti del cinema del suo tempo, non solo italiani, realizzando manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Con Dino De Laurentiis, già nel 1960, inizia un lungo rapporto di stima e di collaborazione; risale a poco dopo l’avvio del sodalizio con Sergio Leone, che lo porterà a realizzare le affiches per la trilogia con Clint Eastwood e, nel 1984, per “C’era una volta in America”, manifesto che suggella la fama internazionale di Casaro.
La familiarità con i film western continua quando, nel 1970, rende indelebili nella fantasia popolare Bud Spencer e Terence Hill, protagonisti dell’iconico “Lo chiamavano Trinità… “ mentre la produzione americana Caroloco gli affida la keyart della trilogia di “Rambo” con Sylvester Stallone.
Ancora Bernardo Bertolucci richiederà l’artista trevigiano per “Il tè nel deserto” mentre per Luc Besson l’artista realizzerà la locandina di “Nikita” dando vita a quelli che lo stesso Casaro definirà i suoi lavori preferiti; Giuseppe Tornatore dirà, a proposito del manifesto realizzato nel 1995 per “L’uomo delle Stelle”, “il più bel manifesto fra tutti i film che ho fatto”.
L’ultima opera di Renato Casaro risale al 2018, per “C’era una volta a … Hollywood” di Quentin Tarantino, capitolo conclusivo della trilogia del revisionismo storico del regista.
immagini Ministero della Cultura