Cagliari, quando l’inciviltà va a pedali.
Grazie a un’accresciuta consapevolezza dell’importanza della mobilità sostenibile e degli stili di vita salutari, negli ultimi anni il numero di ciclisti urbani è cresciuto notevolmente. A tale consapevolezza, tuttavia, non sempre è corrisposta una maturazione nel senso civico e nei comportamenti delle persone. Molti ciclisti, al contrario, paiono aver trasferito sulle due ruote l’arroganza dell’automobilista molesto a cui tutto è dovuto, noto anche come “il padrone della strada”.
Per rendersi conto di ciò è sufficiente percorrere in un giorno festivo il tragitto ciclo pedonale che, a Cagliari, collega su Siccu al parco di Molentargius. Accanto a una maggioranza di ciclisti educati e rispettosi, vi è una non trascurabile minoranza di aspiranti vincitori della Vuelta, compulsivi con il dito incollato al campanello della bici, pedalatori infuriati contro tutto e tutti, maleducati che non rispettano il diritto di precedenza del pedone.
Se l’obiettivo di una città a misura di biciclette è un importante traguardo di civiltà a cui guardare, è imprescindibile che chi va sulle due ruote sia rispettoso del prossimo, a partire dal pedone con cui spesso condivide gli spazi sottratti alle auto.
In tal senso, sarebbe auspicabile un maggiore controllo da parte dell’autorità cittadine. Analogamente, molto potrebbero fare le associazioni di ciclisti, sempre solerti nel denunciare i torti a danno della propria categoria ma reticenti nell’ammetterne le mancanze.
Una macchina parcheggiata su di una pista ciclabile non è più incivile del ciclista che, infischiandosene dei divieti e dell’incolumità del prossimo, percorre sfrecciando la passeggiata dell’ammiragliato, già pesantemente danneggiata dalle biciclette. Sarebbe bene ricordarlo.