Buoni servizi sanitari. Gli assessori Manca e Bertolazzi conoscono l’esistenza del Percorso di tutela?
Previsto dal Piano di governo regionale per le liste d’attesa (messo nero su bianco nella precedente Legislatura Solinas), il Percorso di tutela nell’Isola prevede, appunto, una salvaguardia dei diritti per i/le cittadini/e sardi/e.
In poche parole, quando si fa una chiamata al CUP e si riceve una prenotazione che non rispetta i codici di priorità dell’impegnativa (ovvero urgente entro 72 ore, breve entro i 10, differibile tra i 30-60 giorni e programmabile entro 120), se la prenotazione che accorda il CUP non rispetta questi tempi, il/la paziente ha diritto ad essere avviato/a al percorso di tutela che prevede la garanzia della prestazione nei tempi previsti, attraverso un privato accreditato e convenzionato, un medico interno al Servizio Sanitario Regionale (l’intra moenia) o a pagamento da un privato con rimborso. Nel caso il paziente abbia l’esenzione, ancora, non paga neanche il ticket.
Premesse dovute per fare il punto sulla nuova misura del “Governo dei migliori”, ovvero l’introduzione dei “Buoni servizi finanziari” mirata, secondo la stessa velina della Giunta regionale, a “contrastare il fenomeno della cosiddetta povertà sanitaria, che si traduce nella rinuncia alle cure sia per cause legate ai tempi di attesa, troppo lunghi, sia ai costi elevati delle prestazioni”.
La domanda, quindi, non può che essere una. Ma i due assessori Manca e Bartolazzi sono a conoscenza del cosiddetto Percorso di tutela? Hanno monitorato, più che altro il secondo, se le aziende sanitarie locali hanno provveduto a pubblicizzare tale informazione nei propri siti web? O ancora, è stata fatta una campagna di promozione della misura del “percorso di tutela” tra la popolazione sarda? La risposta possiamo tranquillamente immaginarla.
Nel frattempo, come spesso capita anche dalle parti dell’attuale Governo della Regione, la misura si configura per l’assenza della minima caratteristica di universalità, essendo dedicata esclusivamente per quei nuclei familiari con ISEE al di sotto o pari a 10mila euro.
Insomma, in assenza di una “seria programmazione” si continua con le politiche particolaristiche ed estemporanee, ricordandoci (se mai ce ne fosse bisogno) che la “bassa politica” conferma la sua scarsa visione di insieme della società sarda.
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