Buoni fruttiferi pluriennali, Lucia Scanu: “Risparmi dimezzati”.

La deputata del MoVimento 5 Stelle Lucia Scanu ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco per fare chiarezza sulle questioni legate ai buoni fruttiferi postali emessi da Poste Italiane dal 1986 e sottoscritti dai risparmiatori che oggi si trovano ad avere risparmi dimezzati a causa della modifica unilaterale degli accordi sui tassi di rendimento.

Nel suo atto parlamentare la deputata pentastellata ha chiesto di conoscere quali iniziative il Ministero intenda adottare affinché Poste Italiane rispetti le decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), riconoscendo gli interessi stabiliti per i buoni fruttiferi della serie Q/P per gli anni dal 21° al 30° senza costringere gli investitori a ricorrere all’ABF e ai tribunali ordinari. Inoltre, la deputata sarda ha chiesto al ministro di riferire circa l’attivazione di un tavolo di conciliazione tra Poste Italiane Spa e le associazioni di consumatori.

LEGGI ANCHE:  M5S :"Numeri immaginari sul metano in Sardegna"

Dal 1986 – spiega Scanu – è stato adottato un decreto ministeriale, il numero 148, che, istituendo una nuova serie di buoni postali denominata dalla lettera progressiva Q, ha abbattuto, praticamente dimezzandoli, i tassi di rendimento prevedendone l’estensione a tutte le serie precedenti: “Secondo quanto si evince dal parere della Corte Costituzionale tale disposizione rappresenterebbe un ragionevole bilanciamento tra la tutela del risparmio e un’esigenza di contenimento della spesa pubblica. Tuttavia per una particolare serie, ossia quella denominata Q/P emessa tra il luglio del 1986 e il 1995, per adeguarsi al nuovo corso, Poste Italiane avrebbe dovuto stampare dei nuovi buoni, con nuovi tassi e nuovi rendimenti, invece non l’ha fatto – conclude la parlamentare – riadattando i vecchi buoni della serie P apponendoci sopra un timbro con i nuovi rendimenti, solo che, come fatto rilevare dalle associazioni dei consumatori, questa operazione è stata fatta male”.

LEGGI ANCHE:  Terrorismo, nel 2023 espulsi 47 soggetti dal Paese.

Infatti, in molti casi Poste Italiane non ha timbrato i vecchi buoni, oppure il timbro ha modificato solo la rendita dei primi venti anni, lasciando immutata quella dal ventunesimo al trentesimo e così, alla scadenza dei trent’anni, Poste ha riconosciuto gli importi previsti dal decreto 1986, mentre i risparmiatori pretendevano che per gli ultimi dieci anni fossero riconosciute le rendite stabilite dalla normativa precedente e indicate nei buoni fruttiferi.