Born to be wild. In ricordo dei berlinesi uccisi nel tentativo di scavalcare il Muro.
31 anni fa cadeva il muro di Berlino, lugubre monumento in cemento armato e reti elettrificate al comunismo e alla negazione della libertà. Era stato innalzato il 13 agosto di 28 anni prima dalla Germania dell’Est, che di quella nazionalsocialista aveva ereditato metà della ragione sociale e gli strumenti di terrore. Inclusi i famigerati campi di concentramento, riaperti per imprigionarvi oppositori politici e dissidenti.
Fino all’agosto del 1961 agli abitanti di Berlino era concesso di muoversi liberamente tra le varie aree di occupazione alleata della città. In conseguenza di ciò, ogni anno migliaia di tedeschi dell’est emigravano in occidente attratti dalla prospettiva di una vita libera e prospera.
Per il regime che proclamava il suo essere “paradiso dei lavoratori” ciò rappresentava un’intollerabile umiliazione di fronte al mondo intero. In una notte d’agosto, una barriera di filo spinato apparve a Berlino lungo la linea di demarcazione tra il settore d’occupazione sovietica e quelli occidentali. Da quel momento in poi ai berlinesi dell’est non sarebbe più stato consentito di recarsi nella parte ovest.
La notizia si difuse in fretta e migliaia di persone, approfittando del fatto che il muro fosse ancora in costruzione, cercarono con ogni mezzo di scapare.
Ben presto il muro si ampliò, crebbe in altezza, venne circondato da nidi di mitragliatrici e reti elettrificate, le aree ai suoi piedi furono trasformate in campi minati e per i berlinesi divenne quasi impossibile superarlo. Per chi tentava di farlo vi era l’ordine di sparare a vista. 140 persone sarebbero morte all’ombra del muro, crivellate dai proiettili della polizia comunista, i famigerati “Vopos”. Non di rado al termine di atroci agonie consumate sotto gli occhi impotenti dei berlinesi dell’ovest.
Oggi, nella giornata che celebra la caduta del muro, vogliamo ricordare l’anelito di libertà di quanti cercarono di scavalacarlo con il brano di una band il cui cantante era una tedesco dell’est rifugiato in occidente. Il suo nome è John Kay, la band si chiama “Steppenwolf” e il bano s’intitola “Born to be wild”.
Foto credits VictorGrigas