Big Data e IA, l’Emilia-Romagna (non la Sardegna) punta sui giovani.

Intelligenza Artificiale, utilizzo dei Big Data in agricoltura, economia circolareenergie rinnovabilimobilità sostenibile, strategie di contrasto della siccità.

La Regione Emilia-Romagna continua ad investire in ricerca e innovazione e stringe un patto con le università con sedi operative sul territorio regionale per dare un’accelerata alla formazione di una nuova leva di giovani di talento impegnati sui temi più avanzati della transizione verde e della crescita sostenibile.

Sono 28 i dottorati di ricerca di alto profilo che saranno sostenuti dalla Regione con un finanziamento di oltre 2,4 milioni di euro attraverso le risorse del Fondo sociale europeo Plus.

Il via libera è arrivato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale, che ha approvato la proposta di candidatura presentata dall’Alma Mater di Bologna, in veste di capofila di una partnership che comprende anche l’Università di Modena e Reggio Emilia, quelle di Ferrara, di Parma, della Cattolica di Piacenza e del Politecnico di Milano.  

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La selezione delle candidature per l’ammissione ai singoli dottorati di ricerca sarà effettuata dalle singole Università attraverso appositi avvisi pubblici.

“Con questo nuovo investimento – sottolinea l’assessora regionale all’Università, Ricerca e Agenda Digitale, Paola Salomoni – puntiamo a favorire la crescita di una nuova generazione di ricercatori di grande professionalità e competenza impegnati a trovare concrete soluzioni alle sfide epocali che abbiamo di fronte. Un’iniziativa che si muove nel solco del Patto per il Lavoro e per il Clima sottoscritto dalla Regione con tutte le parti sociali per accelerare la transizione ecologica e digitale e che punta a fare sempre più dell’Emilia-Romagna la regione della conoscenza e dei saperi, in un rapporto di stretta sinergia con la rete degli atenei, i centri di ricerca e con il mondo delle imprese”.

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I nuovi dottorati di ricerca finanziati da Viale Aldo Moro partiranno dal prossimo anno accademico 2023-2024, avranno una durata triennale o quadriennale, un carattere decisamente multidisciplinare e sono improntati alla stretta collaborazione tra atenei di diversi Paesi.

Saranno infatti ben 17 i percorsi formativi strutturati con la formula della co-tutela, cioè quelli nei quali i dottorandi svolgeranno periodi di studio e ricerca alternati presso l’Università di appartenenza e quella straniera partner, sotto la guida congiunta di due docenti dei rispettivi atenei.     

Dei 28 corsi di alta formazione, 11 fanno capo all’Ateneo di Bologna, per un contributo massimo erogabile di circa 1 milione di euro, 5 all’Università di Modena e Reggio Emilia (410.000), altrettanti all’Università di Parma (416.000 euro) e a quella di Ferrara (413.000 euro), 1 a testa all’Università Cattolica di Piacenza (86.743 euro) e 1 al Politecnico di Milano (80.960 euro).

L’effettivo ammontare del finanziamento riconosciuto per ciascuna borsa di dottorato sarà determinato in funzione della durata del periodo di studio e ricerca, nonché dell’attivazione della co-tutela.

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Tra le tematiche di maggior interesse affrontate nei corsi finanziati dalla Regione spiccano quelle che fanno riferimento alla Strategia di specializzazione intelligente 2021-2027, che delinea il nuovo orizzonte strategico per lo sviluppo della società e dell’economia regionale.

In quest’ambito rientrano gli studi sull’energia pulita, la valorizzazione del patrimonio culturale, la mobilità sostenibile e innovativa, la digitalizzazione, fino a tematiche di largo impatto sociale come la salute e il benessere delle persone.  

Ulteriore riferimento programmatico è quello delineato nel Documento strategico regionale 2021-2027, che orienta la programmazione dei fondi gestiti dalla Regione verso gli obiettivi del Patto per il lavoro e per il clima.

Nell’Isola di Sardegna, invece, tra distrazioni istituzionali, disservizi web e mancanza di visione, i/le giovani sardi/e possono tranquillamente stare a guardare.