Biden lascia. Ora i ‘democratici’ hanno la Harris.

I democratici americani hanno parcheggiato Joe Biden, aprendo la strada alla candidatura di Kalama Harris, dopo il moto di proteste che ha investito il presidente degli Stati Uniti d’America al termine dell’ultimo confronto con il “miracolato” Donald Trump.

Un crescente malumore dei big player del partito democratico americano verso l’attuale inquilino della Casa Bianca che ha riportato – clamorosamente – su le quotazioni di un partito che di democratico ha solo il nome in America.

Biden, tra l’altro, accusato dall’opinione pubblica americana di aver alimentato l’escalation militare contro “l’impero del male” di Vladimir Putin (rimpinguando da oltre 2 anni l’arsenale del Governo dell’attore Volodomyr Zelensky) e di aver “scassato” l’armonia interna dei dem americani. Non dovrebbe sorprendere, infatti, che la notizia del passo indietro di Biden abbia portato nelle ultime ore oltre 46 milioni di dollari in donazioni al partito. Segno inequivocabile dell’esigenza di procedere ad un avvicendamento “abbastanza imbarazzante” visto non solo quanto fatto dai democratici negli ultimi anni – capaci di rialimentare nuove crisi geopolitiche e impoverire la classe media americana – ma anche per via degli stessi tempi della campagna elettorale: corti e tirati.

LEGGI ANCHE:  Il declino dell'egemonia statunitense, Masahiro Matsumura: "Ucraina pedina di Biden".

Non dovrebbero, quindi, sorprendere le ultime dichiarazioni di Donald Trump rilasciate alla CNN per il quale “Kamala sarà ancora più facile da battere” o, ancora, che “tutti sapevano sin dall’inizio dell’inadeguatezza del leader dem a guidare il Paese” e che “partito repubblicano dovrebbe essere rimborsato delle spese sostenute nella campagna elettorale perché con il ritiro di Joe Biden si deve ricominciare da capo” .

foto Copyright European Union