Beni confiscati alle mafie in Sardegna. Tesoro da 7 milioni di euro.
7 milioni di euro. E’ questo il valore dei circa 105 beni ubicati in Sardegna confiscati, dopo un lungo iter giudiziario, alla criminalità organizzata. Proprietà che saranno adesso destinate alle amministrazioni locali del nord e del sud Sardegna, con l’obiettivo di restituirle alle comunità locali.
Una restituzione dal forte valore simbolico, come dichiarato dal Prefetto Bruno Frattasi, Direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, oggi ospite nel Palazzo della Prefettura di Cagliari per la Conferenza di Servizi per l’assegnazione degli immobili confiscati alla criminalità organizzata: “I beni confiscati rappresentano un patrimonio da valorizzare a fini sociali. Un patrimonio importante se consideriamo che a livello nazionale sono ben 15mila le proprietà confiscate alla criminalità organizzata e questo numero è sempre in mutamento, grazie all’attenta e costante azione della giustizia nel nostro Paese”.
Durante la Conferenza di Servizi per l’assegnazione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, hanno partecipato numerosi rappresentanti delle istituzioni locali, destinatari privilegiati delle future assegnazioni delle proprietà immobiliari, precedentemente nel pieno possesso delle mafie. Tra di essi il sindaco della Città Metropolitana di Cagliari Paolo Truzzu, i Prefetti dell’Isola, i Presidenti delle Province di Sassari e Nuoro, i rappresentanti dell’Autorità giudiziaria, delle forze di Polizia e i sindaci dei 18 comuni nei quali sono ubicati gli immobili confiscati alle mafie.
“La compresenza fisica offerta da questo incontro – per il Prefetto Frattasi – ci permetterà di ricevere informazioni dai rappresentanti locali in merito ai progetti di riqualificazione e di utilizzo sociale dei beni che saranno assegnati. La Legge Antimafia guarda agli enti locali come ai principali attori per il trasferimento di queste proprietà, poichè il sistema per la destinazione dei beni sequestrati e confiscati vede una forte valenza sociale nella loro destinazione”.
L’azione delle istituzioni è permanente e dinamica. Un’azione che porterà in futuro all’assegnazione di nuove proprietà che potranno essere restituite alla collettività: “Gli enti locali devono dialogare sul destino dei beni confiscati, proporre dei progetti e reperire le risorse necessarie. I comuni potranno gestire direttamente tali proprietà ed eventualmente indire dei bandi, con la massima trasparenza, per coinvolgere le organizzazioni del terzo settore nella loro gestione”.