Aumentano le nascite a Sassari ma per via della centralizzazione.
In un’Italia sempre più segnata dal declino demografico, la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria (Aou) di Sassari ha registrato nel 2024 un dato sorprendentemente positivo: quasi 200 nati in più rispetto all’anno precedente, con un aumento del 16%. Nel dettaglio, si contano 1.412 nuovi nati contro i 1.214 del 2023. Tuttavia, il contesto nazionale resta preoccupante: i dati ISTAT relativi al periodo gennaio-luglio 2024 evidenziano un record negativo, con 4.600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le proiezioni per la fine dell’anno lasciano poche speranze di ripresa.
Giampiero Capobianco, direttore della clinica sassarese, invita alla cautela nell’interpretare questi numeri come segnale di una ripresa demografica. L’incremento potrebbe infatti essere attribuito alla chiusura di alcuni punti nascita nel territorio, che ha portato alla concentrazione delle partorienti nella struttura sassarese. Questo fenomeno, più che un “miracolo” demografico, rappresenta un effetto amministrativo, simile a un’operazione di redistribuzione forzata piuttosto che a un reale cambiamento delle dinamiche demografiche in Sardegna.
Nonostante il dato “quasi positivo” di Sassari, la Sardegna resta una regione che fatica a contrastare l’inverno demografico. Le difficoltà strutturali e la carenza di politiche efficaci per incentivare i giovani a costruire il proprio futuro sull’isola sono, come più volte rilevato, croniche. Il governo regionale, guidato da Alessandra Todde, sta mostrando poi ( per chi riesce ad andare oltre gli spot delle iniziative “dell’assessora che non si indigna più”) una gestione poco incisiva e frammentata. Iniziative come i voucher per i servizi sanitari o i programmi di formazione per i giovani disoccupati sono state criticate, infatti, per la loro scarsa efficacia e mancanza di pianificazione.
Un esempio emblematico di questa disorganizzazione è la recente approvazione della variazione di bilancio regionale, che ha incluso progetti discutibili come i finanziamenti per murales, mentre interventi di reale impatto economico e sociale continuano a mancare.
Le stesse prospettive per il 2025 non sembrano migliori. Le prime analisi economiche indicano un’instabilità crescente, e senza un cambiamento di paradigma nelle politiche regionali (che con molta certezza non si verificherà) è improbabile che si possa assistere a miglioramenti significativi nei dati demografici.