Aumenta il costo della logistica, Confindustria Sardegna: “A rischio tutto il sistema produttivo dell’isola”.

Mentre nell’isola del Governo dei migliori le preoccupazioni sono, in ordine di arrivo, l’insediamento della consulta per l’emigrazione, in Sardegna le criticità continuano a rendere incerto il successo imprenditoriale delle attività produttive sarde, strutturalmente penalizzate non solo dai rinomati (e poco discussi apertamente) gap culturali ma, soprattutto, dal divario dovuto alla condizione di insularità

Una condizione rimarcata oggi da Confindustria Sardegna, intervenuta per stigmatizzare la gravità e insostenibilità dei costi del trasporto merci da e per la Sardegna a seguito dell’applicazione della direttiva comunitaria ETS (Emission Trading System) che, entrata in vigore già dal 1° gennaio 2024, prevede un ulteriore significativo incremento a partire dal corrente mese di gennaio 2025.

L’adozione di tale misura, inizialmente pensata dalla UE per contrastare l’impatto ambientale del settore navale, sta di fatto determinando un aumento dei costi di trasporto via mare con conseguenze disastrose per tutte le imprese sarde, fortemente penalizzate dalla condizione di insularità sia per gli approvvigionamenti delle merci che, soprattutto, per l’esportazione delle proprie produzioni nei mercati esterni.

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Nel frattempo, dalle parti del Governo dei migliori si pensa ad altro: a fare quadrato sulla presidente decaduta, a commentare, come detto sopra, l’insediamento di una consulta per l’emigrazione (a chi può interessare con i tempi che corrono nell’Isola) e a battere un colpo di comunicazione istituzionale per “celebrare” la “presunta vittoria” contro il Governo nazionale o contro qualche “deputato scomparso dai radar”, come ricordato ultimamente dalla “polemichetta” dell’assessora ai Trasporti.

Parallelamente, lontano dal castello dorato del trilogo via Oslavia, via Roma e viale Trento, dalle ultime comunicazioni ricevute dalle società di trasporto, gli aumenti per questo primo trimestre del 2025 stanno causando un incremento delle tariffe delle tratte marittime pari a circa il 30% del costo totale del nolo. Per la linea Olbia – Livorno, ad esempio, l’incremento è di 197,20€, mentre sulla tratta Cagliari – Livorno è di 217,60€.

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Il meccanismo di tassazione, ancora, raggiungerà il suo apice nel 2026, quando le compagnie marittime dovranno coprire il 100% delle emissioni, con conseguente ribaltamento della tassazione ETS sul comparto produttivo isolano.

E, ovviamente, dalle parti dell’attuale maggioranza non si sente parlare di alcuna minima politica d’urto. Bisognerà sempre aspettare l’interessamento del Governo nazionale? La risposta, vista l’entità del tesoretto tenuto a riserva dalla Regione Sardegna (qualcuno/a dovrebbe imparare a spenderle le risorse) e la propensione puntuale dei rappresentanti dei gruppi politici in Consiglio a spartire milioni in cazzate attraverso le variazioni di bilancio e le finanziarie regionali, non si può dare.

“Questo scenario rischia di compromettere la competitività di tutto il sistema industriale e manifatturiero dell’isola -affermano Maurizio De Pascale, Presidente di Confindustria Sardegna, Antonello Argiolas, Giovanni Bitti e Achille Carlini, Presidenti delle Associazioni territoriali degli Industriali -. È fondamentale intervenire con urgenza per evitare che questa situazione porti al collasso totale delle nostre aziende”.

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La situazione è tale da rinnovare una richiesta di intervento urgente alle competenti Istituzioni affinché vengano adottati quei correttivi per mitigare ed assorbire gli aumenti dei costi di trasporto sostenuti dalle imprese sarde, oramai sempre più penalizzate e costantemente messe a dura prova dalle annose questioni che ne minano da anni i livelli di competitività costruiti con fatica, impegno e innovazione.

A De Pascà, campo cavallo che il governo Todde (forse) cresce!

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