Auchan. 5300 lavoratori a rischio in Italia.
Lo scorso mese di marzo, in piena emergenza coronavirus, gli eurodeputati del gruppo Identità e Democrazia, Stefania Zambelli, Gianna Gancia, Elena Lizzi, Paolo Borchia, segnalavano alla Commissione von der Leyen il caso della crisi occupazionale dei circa 5300 lavoratori dell’Auchan in Italia.
“La multinazionale francese della grande distribuzione – si legge nel testo dell’interrogazione – proprietaria del marchio Auchan, nel 2019 risultava essere uno dei leader mondiali nel settore. In tutta Italia la stessa contava supermercati e ipermercati, anche sotto i marchi SMA e Simply. A luglio 2019 viene concluso un accordo tra Auchan, SMA e Conad: quest’ultima controlla il 51% del capitale, mentre il 49% resta al gruppo WRM”.
Per i firmatari dell’interrogazione, malgrado le vertenze sindacali e l’apertura da parte dell’antitrust italiana si continua a licenziare e a violare la normativa sulla concorrenza: “Nonostante le numerose iniziative sindacali, il coinvolgimento degli amministratori locali e l’apertura da parte dell’antitrust italiana di una procedura per violazione della normativa sull’abuso di posizione dominante, l’attività di smantellamento del gruppo continua. Solo in Italia sono a rischio 5300 lavoratori su 18000. Analoga situazione, per esempio in Francia e Belgio, dove Auchan e Carrefour stanno chiudendo e licenziando centinaia di lavoratori”.
Sulla base di queste criticità il gruppo dei firmatari ha chiesto alla Commissione di intervenire in materia, chiedendo l’avvio di un’indagine, quanto meno conoscitiva, sulla vicenda da parte del Commissario europeo per la Concorrenza e, infine, di tutelare i posti di lavoro dei dipendenti.
Oggi, in risposta all’interrogazione dei deputati del gruppo ID, è intervenuta la Vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager: ” La Commissione è stata informata sui recenti sviluppi del settore del commercio al dettaglio italiano, e quindi anche sull’avvenuta fusione Conad-Auchan. Ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, soltanto le fusioni di dimensione europea devono essere notificate alla Commissione. In assenza di una dimensione europea, la fusione
Conad-Auchan è stata notificata all’Autorità garante della concorrenza e del mercato dell’Italia che l’ha esaminata e autorizzata ai sensi del diritto nazionale, a determinate condizioni. La fusione non può pertanto essere riesaminata dalla Commissione ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni. La decisione di autorizzazione soggetta a condizioni adottata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato dell’Italia prevedeva tra l’altro l’obbligo di cedere i punti vendita di molti mercati locali a nuovi proprietari sostenibili e competitivi, laddove l’operazione avrebbe potuto dar luogo a problemi sotto il profilo della concorrenza. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato dell’Italia ha ritenuto tali condizioni necessarie per attenuare i rischi derivanti dalla creazione o dal rafforzamento di una posizione dominante in alcuni mercati e dall’eliminazione permanente o riduzione della concorrenza in alcuni mercati”.
“Quanto all’impatto sui lavoratori – ha proseguito la Vestager – il diritto del lavoro dell’UE stabilisce una serie di requisiti minimi su taluni aspetti del diritto del lavoro e sulle condizioni di lavoro. Rientra in questo ambito la Direttiva 2001/23/CE, che prevede taluni obblighi in caso di trasferimento dell’impresa a un nuovo datore di lavoro, comprese le fusioni. Essa prevede che i diritti e gli obblighi del precedente datore di lavoro siano trasferiti al nuovo datore di lavoro. Se il trasferimento non può costituire di per sé un motivo di licenziamento, il licenziamento può aver luogo per motivi economici, tecnici o organizzativi che comportano cambiamenti sul piano dell’occupazione”.
“La direttiva 98/59/CE in materia di licenziamenti collettivi obbliga inoltre i datori di lavoro, qualora prevedano licenziamenti collettivi, a informare e consultare i lavoratori e a notificarlo all’autorità pubblica competente. Tuttavia non armonizza le norme dettagliate volte al licenziamento delle persone. L’Italia ha recepito tali direttive nel diritto interno e spetta alle autorità nazionali competenti garantire che i singoli datori di lavoro rispettino le disposizioni nazionali pertinenti” ha concluso la Vicepresidente.
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