Attività sanitarie nelle Farmacie, UAP: “Rispettare requisiti, altrimenti noi vendiamo farmaci”.

“La nostra non è una lotta alle farmacie, ma è una lotta per la tutela della legalità”. Così la presidente dell’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata (U.A.P.)Mariastella Giorlandino, nel corso della conferenza stampa organizzata alla Camera dei Deputati dalla UAP – unione che rappresenta 95mila strutture sanitarie private accreditate presenti su tutto il territorio nazionale – per dire ‘no’ alle recenti proposte di modifica normativa che vorrebbe estendere alle farmacie la possibilità di esercitare attività sanitarie, senza il rispetto dei 420 requisiti richiesti invece alle strutture sanitarie private autorizzate e private convenzionate.

“Se le strutture sanitarie private autorizzate e private convenzionate devono rispettare i requisiti – ha proseguito Giorlandino – non vedo perché le farmacie non debbano aprire un poliambulatorio accreditato regionale e adeguarsi ai requisiti. Le farmacie possono fare tutto quello che vogliono, ma devono attivare una autorizzazione regionale, adeguandosi ai 420 requisiti, altrimenti noi iniziamo a vendere i farmaci o le creme”. 

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I requisiti richiesti alle strutture sanitarie private autorizzate e private convenzionate, ha quindi ricordato la presidente della UAP, gravano “sulle nostre spalle almeno il 20-30%, perché ogni sei mesi abbiamo dei controlli serratissimi”. All’interno delle farmacie, intanto, non ci sono medici specialisti “capaci di eseguire gli esami e rilasciare i relativi referti. Il farmacista non ha le competenze tecniche per eseguire o poi leggere un elettrocardiogramma – ha sottolineato ancora Giorlandino – né tantomeno qualsiasi ulteriore attività diagnostica. Ci si chiede a cosa serva consentire alle farmacie, non a norme e non autorizzate, di effettuare esami a costi maggiori di quelli che rimborsa il Servizio sanitario nazionale, che per di più poi devono essere interpretate dai medici di base o dalle strutture sanitarie convenzionate”. 

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A chi giova allora, si è chiesta la presidente UAP, questo “farraginoso e inutile giro, dove peraltro nessuno si assume la responsabilità civile e penale di un eventuale errore diagnostico? Da dove arrivano poi i fondi elargiti alle farmacie? Le farmacie non rientrano nel Cup nazionale, né tantomeno sono abilitate alla registrazione dei dati sui portali nazionali, mentre le strutture autorizzate private e convenzionate private, che esercitano una vera medicina del territorio, si dovevano tagliare dell’80% i rimborsi per mancanza del fabbisogno. Tutto ciò rischia di essere una mera speculazione economica a danno dei costi e della salute degli italiani”.