Asili nido. L’Italia (nonostante i divari territoriali) si avvicina all’obiettivo europeo.

Tra 2021 e 2022 è cresciuta l’offerta di posti in asili nido e servizi prima infanzia in Italia. In questo periodo, secondo la rilevazione di Fondazione Openpolis, è infatti passata da 28 a 30 posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni residenti in Italia.

Il nostro Paese si avvicina quindi all’obiettivo del 33% fissato originariamente in sede europea, e poi codificato anche nella normativa nazionale con il decreto legislativo 65/2017.

Mancano quindi 3 punti a quell’obiettivo, concordato nel consiglio europeo di Barcellona del 2002, mentre resta sullo sfondo il target da raggiungere entro il 2030.

Da un lato, si registra un incremento dell’offerta di posti autorizzati tra 2021 e 2022. Dall’altro, spiegano da Openpolis, incide molto anche il calo della domanda potenziale, legata al crollo delle nascite in corso da diversi anni.Restano, inoltre, ampi i divari territoriali, tanto tra città e aree interne, quanto tra gli stessi capoluoghi.

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Nel corso dell’ultimo decennio, è aumentata di quasi 10 punti l’offerta di posti in asili nido e servizi per la prima infanzia in rapporto alla popolazione tra 0 e 2 anni.

Nel 2013, primo anno della serie storica, erano 22,5 i posti ogni 100 bambini sotto i 3 anni. Questa quota è cresciuta progressivamente di anno in anno, attestandosi su 23 posti nel biennio 2014-15 e salendo a circa 25 tra 2017 e 2018. Per poi raggiungere i 27 posti nel pre-Covid e i 28 posti del 2021.

Nel 2019 i posti autorizzati erano 361mila, calati a 350mila unità nel biennio 2020-21. Nel 2022 l’offerta sale a 366mila posti, il dato più alto della serie storica: +4,5% rispetto al 2021, +1,5% rispetto al periodo pre-pandemia.

Ma la crescita dal rapporto posti-bambini nell’intero periodo si spiega anche con il calo dell’utenza potenziale. Agli inizi della serie storica, nel 2013-14, i residenti con meno di 3 anni in Italia erano circa 1,6 milioni. Già prima della pandemia erano scesi sotto la soglia degli 1,4 milioni. Nel 2022 sono diventati poco più di 1,2 milioni: un calo del 9% rispetto al 2019 e addirittura del 24% rispetto al 2013.

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Questa tendenza demografica fa sì che basti anche un aumento moderato dell’offerta per aumentare il rapporto tra posti e bambini. Potenzialmente, persino una diminuzione dell’offerta effettiva – se resta inferiore alla velocità con cui cala la popolazione minorile – basterebbe per aumentare il rapporto.

Dietro un obiettivo misurato in chiave nazionale resta un Paese con tanti livelli di offerta differenti. In alcuni casi, già sopra la nuova soglia del 45%. In altri, a 20 punti o più da quella precedente del 33%. Insomma, non è tutto oro quello che luccica…

Nel 2022 salgono a 11 le regioni al di sopra della soglia del 33%. A queste si può aggiungere il Piemonte che con il 32,7% l’ha sostanzialmente raggiunta. Si tratta di un dato rilevante, dal momento che nel 2021 erano 6 le regioni che la raggiungevano. Tuttavia, non deve far trascurare l’ampiezza delle distanze esistenti nel Paese.

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Le maggiori regioni del mezzogiorno, che pure in questi anni hanno visto un incremento importante rispetto all’offerta da cui partivano, continuano a collocarsi agli ultimi posti della classifica.

In particolare Calabria, con 15,7 posti ogni 100 bambini, Sicilia e Campania, con un rapporto rispettivamente del 13,9% e del 13,2%. La Puglia ha superato la soglia psicologica del 20%, così come si attestano tra 20 e 30% altre regioni del sud continentale: Basilicata, Molise e Abruzzo. Con 35,2 posti ogni 100 bambini, la Sardegna nel 2022 si colloca invece in linea con le altre regioni del centro-nord.

foto LRCL da Pixabay.com