Armi all’Ucraina. Per gli eurodeputati italiani servono per la diplomazia.

La politica, si sà, è l’arte dei tempi e dei modi ma, soprattutto, del paradosso e dell’incoerenza. Una regola aurea che ben si adatta al tema dell’invio di armi al Governo di Kiev che, a distanza di 30 mesi di devastazione, non ha portato le alzate di ingegno di USA e Ue a chiudere alcuna trattativa con “l’impero del male” di Vladimir Putin.

A meno di 42 giorni dalle elezioni americane che, probabilmente, riporteranno Donal Trump in sella, l’Ue continua ad avere poco tempo per trovare una soluzione alternativa a quella della sudditanza dalla grande potenza americana e all’invio di armi (non monitorato) all’Ucraina del pessimo attore (presidente illegittimo dal 24 maggio 2024) Volodymyr Zelenskyy.

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Eppure, va ricordata un pò di geografia, l’Ucraina risulta essere situata proprio sul suolo europeo ma tale localizzazione non sembra, ad oggi, essere abbastanza per l’Ue per adottare una via capace di riportare la pace in Europa.

Ascoltando, inoltre, le dichiarazioni odierne degli eurodeputati partecipanti all’ultimo briefing stampa promosso dalla rappresentanza italiana al Parlamento europeo, l’impressione è che si sia ben lontani dalle intenzioni di sbrogliarsi di dosso il “pesante condizionamento” atlantico.

Per Salvatore Di Meo del PPE “si può continuare a dare supporto militare ucraina solo a fini difensivi”, mentre per Annalisa Corrado di S&D “il supporto all’Ucraina è necessario affinchè i confini non vengano definiti con le aggressioni”. Sulla stessa linea d’onda Anna Maria Cisint del PfE, per la quale “La russia è l’aggressore e l’ucraina è l’aggredito ma le armi non possono diventare uno strumento di offesa per attaccare la Russia”.

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Sempre a sostegno del pensiero unico anche l’intervento di Stefano Cavedagna del gruppo ECRF: “Come ricordato anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’Italia sostiene l’integrità territoriale dell’Ucraina e il suo diritto alla difesa, importante però parlare anche della tematica della ricostruzione”.

Per Ignazio Marino dei Verdi, invece, è difficile “vedere lo sforzo europeo per lanciare il lavoro di negoziazione, nonostante da oltre 30 mesi abbiano perso la vita mezzo milione di persone e ci siano ad oggi milioni di sfollati. Tutto questo accade ogni giorno e c’è ormai una assuefazione di fatto su queste dinamiche. Se l’Ue non interverrà nei prossimi 42 giorni ci sarà un’altra potenza che deciderà per l’Europa”.

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Più distaccato, infine, l’intervento di Gaetano Pedullà de “La Sinistra”: Tutti parlano di diplomazia ma solo il M5S ha votato contro le armi in Ucraina. Abbiamo la necessità di impostare una nuova narrativa e vincolare le armi inviate all’Ucraina alla trattativa con la Russia, concedendo anche una trattativa sulle sanzioni. Senza dialogo – conclude – non si può parlare di pace in modo serio”.

foto Air Force 1st Lt. Kaitlyn Lawton (DOD)