Conflitto Armenia-Azerbaigian, Baykar Sivazliyan: “Tavush non è una regione azera”.
Recentemente il Presidente della delegazione parlamentare italiana presso il Consiglio d’Europa, Alvise Maniero, ha espresso grande preoccupazione per l’aggravamento della situazione al confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian, esortando entrambe le parti a fermare lo scontro armato e a rispettare rigorosamente il ‘cessate il fuoco’.
Nei giorni scorsi l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian, Mammad Ahmadzada, era intervenuto in merito agli ultimi violenti scontri, con una lettera inviata alla nostra redazione, evidenziando l’attuale scenario nell’area caucasica interessata dal conflitto e chiedendo alla comunità internazionale “di condannare fermamente l’aggressione militare dell’Armenia contro l’Azerbaigian e le sue azioni provocatorie perpetrate lungo il confine”.
Oggi, il Presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia*, Baykar Sivazliyan, ha rilasciato un’intervista in cui spiega il punto di vista della Comunità armena, sul conflitto con l’Azerbaigian.
Presidente Sivazliyan, recentemente al confine settentrionale tra l’Armenia e L’Azerbaigian sono riesplose le ostilità. Qual è il punto di vista dell’Unione degli Armeni d’Italia?
Durante il periodo sovietico, in particolare durante il periodo staliniano, intere regioni abitate da etnie diverse venivano incluse nelle 15 repubbliche sovietiche socialiste con lo scopo di poter essere tenute sotto controllo.
Una di queste regioni, assorbita dalla Repubblica Sovietica dell’Azerbaigian, fu il Nagorno Kharabakh (Artsakh in armeno).
Questo territorio, popolato pressoché interamente da armeni, decise di staccarsi dall’amministrazione della Repubblica Socialista Sovietica Azera e di unirsi alla Repubblica Socialista Sovietica Armena attraverso un referendum che ebbe luogo il 10/12/1991.
Dopo pochi giorni, il 26/12/1991, ebbe luogo il crollo dell’Unione Sovietica e le forze azere , ben armate e molto più numerose rispetto a quelle armene, attaccarono le zone abitate dagli armeni.
I pogrom organizzati dai nazionalisti azeri fecero migliaia di morti, il centro di tali crimini fu la città petrolifera di Sumgait, vicino a Baku, lontana centinaia di chilometri dal Nagorno Kharabakh.
Si evince dunque il chiaro intento genocidario nei confronti del popolo armeno.
Iniziò una guerra che culminò con la sconfitta degli azeri nel 1993, i quali chiesero una tregua attraverso l’intermediazione russa e nonostante questa richiesta fino ad oggi continuano ad invadere le frontiere armene e il Nagorno Kharabakh.
Nel 2016 gli azeri attaccarono un villaggio di contadini armeni, trucidando dei coniugi anziani, tagliando loro le orecchie, rituale caucasico utilizzato con i cuccioli di cane appena nati…
La Dinastia Aliyev, in carica da più di un quarto di secolo, ogni qual volta ha delle difficoltà interne risolleva la questione del Nagorno Kharabakh fomentando presso il proprio popolo violente proteste e manifestazioni .
Il popolo azero viene istigato ad essere Armenofobo e dunque si sente legittimato a doversi difendere dal “nemico armeno” e ad invadere la terra armena.
Desideriamo far presente che la regione di Tavush, teatro delle ostilità degli ultimi giorni, dista centinaia di chilometri dal Nagorno Kharabakh e tale regione è parte della Repubblica d’Armenia.
Pensiamo che i gravi problemi interni che attanagliano l’Azerbaigian, come anche quelli che assillano oggi la Turchia, possono essere risolti soltanto con un maggiore radicamento della democrazia e con il ripristino del rispetto nei confronti dei diritti umani.
Secondo voi la Turchia sta cercando di creare instabilità nella regione, nonostante la richiesta per il cessate il fuoco del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Avete degli elementi per provare la responsabilità del Governo turco?
La Turchia, è governata da un sistema liberticida. I turchi più eruditi ed illuminati di nostra conoscenza si trovano in carcere o in esilio all’estero. Le mire espansionistiche della Turchia , oltre ad essere pseudo-ottomane , costituiscono il preludio di un futuro nefasto.
In seguito alla presenza turca in Siria e in Iraq, è venuto il momento della Libia. Esistono basi militari turche in ben 14 paesi del mondo e l’Europa non vede o finge di non vedere cosa sta accadendo.
Avete dichiarato che è l’Azerbaigian a violare la tregua armata. Gli azeri dicono lo stesso dell’Armenia…
Purtroppo la diplomazia, nata come arte di gran raffinatezza e dignità, negli ultimi decenni ha perso il proprio valore. I fatti sono davanti agli occhi di tutto il mondo: Tavush non è una regione azera, cosa ci facevano lì le forze speciali elitarie azere “Yashmà”, addestrate nei campi militari turchi? Oltretutto non hanno nemmeno conseguito alcun successo…
Gli Armeni sono interessati ai territori azeri?
Nella storia millenaria del popolo armeno non è mai accaduto che gli armeni andassero oltre i confini della loro terra storica. Invece gli azeri hanno sempre fatto e continuano a fare il contrario…
Perchè considerate il Nagorno Kharabagh territorio armeno?
Noi armeni visitiamo varie volte all’anno questa bellissima terra.
Esistono quattro moschee : la più antica è quella di Shushi e si chiama Moschea di Juma, è un bellissimo edificio costruito dai persiani nel 1768, nello specifico da Ibrahim Khan, che non ha nulla a che vedere con gli azeri.
Esistono centinaia di chiese e cappelle armeno-cristiane risalenti anche al IV secolo d.C. , come ad esempio il Monastero di Amaras. Mi dica Lei a chi apparteneva e deve appartenere questa terra?
Cosa ne pensate del gruppo di Minsk? Dove la diplomazia ha peccato in questi anni per l’Unione degli Armeni?
Il lavoro del Gruppo di Minsk, con i suoi alti e bassi, in questi anni è stato quello più utile per entrambe le parti, non parlerei di un fallimento. I tre paesi coinvolti, USA, Russia e Francia, hanno ottimi rapporti con entrambe le parti in causa. Pensiamo che i due governi dovrebbero essere più sensibili ai suggerimenti del Gruppo, ma come dicevo prima, deve cambiare la visione politica azera, dev’essere più democratica.
Questa difficile operazione ha avuto luogo in Armenia nell’aprile del 2016, attraverso la Rivoluzione di Velluto del giovane dissidente Pashinyan, attuale Primo Ministro Armeno, che malgrado le oggettive difficoltà correnti, non parla con Aliyev utilizzando il linguaggio minaccioso che il Presidente Azero utilizza con l’Armenia.
Ad esempio un paio di giorni fa Aliyev ha esplicitato il prossimo obiettivo armeno da colpire: la Centrale termonucleare di Medzamor, distante 20 chilometri dalla frontiera turca.
L’eventuale mossa militare causerebbe un grave danno al suo alleato e amico Erdogan…
E’ veramente impossibile una convivenza pacifica tra Armeni e Azeri nel Caucaso?
La convivenza è sicuramente possibile, basterebbe che lo stato azero non insegnasse e non inculcasse il sentimento di odio nei cuori dei propri cittadini.
Abbiamo letto la dichiarazione del presidente del Daghestan, Ramzan Kadyrov, un islamico osservante del Caucaso del Nord, che supplicava i due presidenti dell’Armenia e dell’Azerbaigian, di ripristinare la Pace.
Noi armeni, tutti, figli e nipoti dei sopravvissuti al Primo Genocidio del Ventesimo Secolo, conosciamo il vero valore della Pace e della Convivenza.
Quando gli interessi personali, lasceranno posto alla giustizia e alla libertà, quando i diritti umani saranno rispettati in tutti i paesi contendenti, sarà sicuramente più facile parlare, riflettere e trovare le giuste soluzioni.
*L’Unione degli Armeni d’Italia è un Ente morale riconosciuto con decreto del Presidente della Repubblica Italiana nel 1955. Nata, però, quarant’anni prima come “associazione degli armeni sopravvissuti al Primo Genocidio del XX secolo perpetrato nel 1915 dai turchi ottomani ai danni della popolazione armena – come dichiarato dalla stessa unione”.
Da più di un secolo unisce i cittadini italiani di origine armena, senza essere un organismo diplomatico.
Foto Baykar Sivazliyan.
Foto Chiesa di San Gregorio Illuminatore, Livorno, Etienne licenza CC BY-SA 3.0