Aree idonee, Progetto Sardegna: “Atto adottato in ritardo da Governo inadempiente”.

Nel merito dell’accordo raggiunto in sede di Conferenza Unificata, e quindi l’adozione del decreto interministeriale che detta le regole generali a cui le Regioni dovranno attenersi per l’individuazione, per Legge, delle cosiddette aree idonee e aree non idonee per l’installazione di Impianti di energia rinnovabile, i sostenitori di Progetto Sardegna, oggi, hanno voluto condividere il proprio punto sulla vicenda che ha innescato tutta una serie di dichiarazioni celebrative da parte della maggioranza e della minoranza al governo della regione.

“L’ emanazione del Decreto Interministeriale non è una concessione dello Stato e tantomeno una nostra conquista di questi giorni. Semmai, si tratta dell’adempimento di un atto di Governo arrivato colpevolmente in ritardo di anni, e che ha dato spazio all’esplosione delle richieste di autorizzazioni di nuovi impianti e che oggi minacciano la nostra isola”.

“Ciò ci viene oggi entusiasticamente presentato come una grande conquista – prosegue la nota poco edulcorata di Progetto Sardegna -: finalmente “la Regione potrà esercitare la sua autonomia nel decidere come e dove prevedere gli
impianti”. Purtroppo, occorre dirlo, non è così: non tutte le modifiche ci paiono positive e, la più importante, quella riguardante il destino delle domande in corso di autorizzazione, ci pare una finta modifica che lascia le cose invariate.

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Da qui l’elencazione dei dubbi del movimento sul nuovo provvedimento adottato per le Aree idonee: “Il decreto fissa a 6,2gw l’obiettivo minimo che la Sardegna dovra raggiungere entro il 2030. Un obiettivo minimo, senza prevedere alcun
limite o capacità massima installabile. Conseguentemente, ad oggi non vi è alcuna certezza riguardo ai GW che verranno autorizzati e installati. Ad oggi la procedura autorizzativa (il Procedimento Unico di cui all’art. 12 dlgs 387/2003 m) non ha subito modifiche e continua ad essere totalmente in mano allo Stato. La cancellazione dell’art 10 dalla bozza del Decreto, – prosegue la nota – che faceva espressamente salve le autorizzazioni in corso, lascia aperta la discussione su quale disciplina applicare alla mole ingente di procedimenti autorizzativi in corso e non conclusi. Quella vigente al momento del deposito delle domande o quella che risulterà dalla legge regionale sulle aree idonee? È evidente che , stando così le cose, le domande depositate andranno esaminate sulla base delle norme precedenti, altrimenti perché si è deciso di non bloccarle espressamente ? La possibilità della regione di tutelare i propri beni culturali – contiano da Progetto Sardegna –
attraverso l’individuazione delle aree non idonee, estese fino a 7km, non vale per il rifacimento degli impianti già esistenti”.

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In sintesi si tratterebbe di un “semplice decreto interministeriale che non andrà a modificare i rapporti di forza e che non tocca il punto fondamentale della questione, ovvero a chi spetti il compito di governare la transizione energetica in sardegna”, chiosano da Progetto Sardegna.

Da qui la proposta del movimento di Renato Soru: “Non dobbiamo lasciarci ingannare o accettare di portare l’intera questione ad un livello normativo estremamente più basso di quanto previsto dalle norme Costituzionali e Statutarie. Occorre mantenere fermi alcuni punti saldi, a partire dal nostro Statuto. È necessario presentare una posizione Sarda ampia, articolata, solida dal punto di vista normativo: specificare con Norma di Attuazione il significato dei nostri poteri
concorrenti in materia (in attuazione dell’art 4 dello Statuto); valorizzare l’art 5 del nostro Statuto quando recita che le norme dello Stato possono essere adattate alle specificità della nostra Regione: infatti la Sardegna è un’isola, nello specifico è una rete energetica isolata, collegata alla rete nazionale solo marginalmente (SACOI-SAPEI) a cui si intende aggiungere il Tyrrhenian Link che risulterebbe già oggi insufficiente per soddisfare la necessità di esportare l’energia
prodotta che si intenderebbe installare . Per soddisfare i 6 GW di nuove installazioni previsti dal decreto, si renderebbero necessari ulteriori collegamenti con il continente come il controverso Tyrrhenian Link. Ma poiché il decreto, come detto, non fissa un massimo di potenza installabile, quindi se dovessimo arrivare a 20gw ci vorrebbero altri dieci Tyrrhenian link”.

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