Appalti pubblici, S&D: “Rivedere legislazione e porre fine alla corsa al ribasso dei diritti”.

Lo scorso 5 dicembre 2022 la Commissione europea aveva ricevuto una lettera aperta da UNI Europa, il sindacato europeo dei lavoratori dei servizi. Una missiva, sostenuta da numerosi deputati al Parlamento europeo di diversi gruppi politici, mirata a chiedere un chiaro impegno politico per garantire che le imprese possano aggiudicarsi appalti pubblici previa sostanziale attuazione dei contratti collettivi.

“Una richiesta – dichiarano i numerosi firmatari dell’interrogazione* – per modificare l’attuale ordine delle cose, dove spesso i contratti pubblici si traducono in condizioni di lavoro precarie e inique per i lavoratori e lavoratrici”.

Secondo il Commissario Thierry Breton, intervenuto a nome della Commissione europea “le direttive sugli appalti pubblici – le 2014/23/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici e direttiva 2014/25/UE – garantiscono un buon equilibrio tra la tutela dei diritti dei lavoratori e la garanzia che gli appalti pubblici siano aggiudicati senza che sia falsata la concorrenza tra operatori e lavoratori di diverse aree geografiche del mercato unico”.

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Ovvio, quindi, il passaggio alla limitata competenza della Commissione: “Le autorità nazionali – prosegue – devono garantire che gli operatori economici rispettino sempre gli obblighi applicabili in materia di diritto sociale e del lavoro, anche quando tali obblighi derivino da contratti collettivi. Gli strumenti giuridici dell’acquis sociale e del lavoro dell’UE offrono inoltre garanzie essenziali per evitare il deterioramento delle condizioni di lavoro e spetta agli Stati membri garantirne il rispetto negli appalti pubblici. Le autorità nazionali possono raggiungere concretamente questo obiettivo in modi diversi, ad esempio prevedendo requisiti nei documenti di gara, come spiegato nella guida “Acquisti sociali. È essenziale che i requisiti di gara di questo tipo, indipendentemente dal fatto che siano o no giuridicamente vincolanti, siano applicati in linea con l’acquis dell’UE, in particolare con la direttiva relativa al distacco dei lavoratori (la 96/71/CE modificata dalla 2018/957)..

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*Agnes Jongerius (S&D), Dennis Radtke (PPE), Nikolaj Villumsen (The Left), René Repasi (S&D), Marc Angel (S&D), Milan Brglez (S&D), Francisco Guerreiro (Verts/ALE), Aurore Lalucq (S&D), Sylvie Guillaume (S&D), Nora Mebarek (S&D), Vilija Blinkevičiūtė (S&D), Marianne Vind (S&D), Matjaž Nemec (S&D), Gabriele Bischoff (S&D), Monika Beňová (S&D), Kathleen Van Brempt (S&D), Anne-Sophie Pelletier (The Left), Dorien Rookmaker (ECR), Ernest Urtasun (Verts/ALE), Vera Tax (S&D), Manon Aubry (The Left), Dimitrios Papadimoulis (The Left), Leila Chaibi (The Left), Idoia Villanueva Ruiz (The Left), Eugenia Rodríguez Palop (The Left), Miapetra Kumpula-Natri (S&D), Dietmar Köster (S&D), Eric Andrieu (S&D), Andreas Schieder (S&D), Karsten Lucke (S&D), Maria Noichl (S&D), Günther Sidl (S&D), Özlem Demirel (The Left), Hannes Heide (S&D), Evelyn Regner (S&D), Mohammed Chahim (S&D), Malte Gallée (Verts/ALE), Paul Tang (S&D), Estrella Durá Ferrandis (S&D), Sirpa Pietikäinen (PPE), Ilan De Basso (S&D), Mounir Satouri (Verts/ALE), Elisabetta Gualmini (S&D), Monika Vana (Verts/ALE), Katrin Langensiepen (Verts/ALE), Matthias Ecke (S&D), Alicia Homs Ginel (S&D), Lara Wolters (S&D), Klára Dobrev (S&D), Brando Benifei (S&D), Margrete Auken (Verts/ALE), Yannick Jadot (Verts/ALE), Chris MacManus (The Left), Damien Carême (Verts/ALE), Lina Gálvez Muñoz (S&D), Carina Ohlsson (S&D), Cindy Franssen (PPE), Maria Grapini (S&D), Jens Geier (S&D), Heidi Hautala (Verts/ALE).

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