Ambiente e Digitale, Pecoraro Scanio: “I giovani sono essenziali.
Ambiente, transizione digitale e inclusione giovanile. Sono alcuni dei temi trattati recentemente dall’iniziativa Italia #EcoDigital, promossa su iniziativa della Senatrice Loredana De Petris in collaborazione con TeleAmbiente, Radio Radicale, Fondazione Homo Ex Machina e Fondazione UniVerde, quest’ultima presieduta da Alfonso Pecoraro Scanio.
Presidente, nel corso degli eventi di Italia #EcoDigital sono state presentate alcune proposte di attivisti e giovani innovatori mirate a sostenere la transizione digitale ed ecologica. Essendo fondamentale il contributo dei giovani per la riuscita del processo, su quali buone pratiche dovrebbe basarsi il loro coinvolgimento?
I giovani sono essenziali come elemento di innovazione, soprattutto perché della transizione ecologica e digitale non possono che essere i veri protagonisti. Sono direttamente interessanti al cambiamento climatico e lo dimostra il grande consenso ottenuto in tutto il mondo dal movimento di Greta. Oltre a questo, sono proprio la generazione su cui impatteranno le conseguenze più forti del climate change e nello stesso tempo sono nativi digitali: già pensano con l’uso di tutta una serie di tecnologie ed opportunità che sono oggi essenziali. La campagna Italia #EcoDigital punta proprio a questo: a mettere insieme le due transizioni, facendo in modo che la transizione ecologica possa utilizzare tutte le risorse innovative a disposizione, utili alle azioni di monitoraggio, controllo e anche ad educare i cittadini con strumenti digitali. Dall’altro lato, la transizione digitale deve essere sostenibile quindi il consumo, a cominciare da quello energetico, deve essere basarsi sulle emissioni zero.
“Se non puntiamo sui giovani innovatori per un PNRR ben speso avremo un Paese più arretrato e indebitato”. Nell’attuale formulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza quali criticità ha rilevato?
Il PNRR è un collage di diverse iniziative dove uno dei grandi problemi è la capacità attuativa. Il rischio è, per esempio, che i piccoli Comuni non riescano davvero a intercettare le risorse. Ecco perché serve un aiuto forte, serio, un monitoraggio costante di qual è e quale sarà la reale allocazione finale delle risorse che si riescono ad utilizzare. Se non si interverrà il Paese rischia di indebitarsi perché, va ricordato, buona parte delle risorse sono a debito, e di arretrare sulla transizione digitale. Anziché evolvere verso un accesso universale alla rete, con un’alfabetizzazione diffusa, potremmo ritrovarci a vivere in una realtà a diverse velocità. Occorre soprattutto investire sui piccoli centri dove si potrebbero trarre opportunità importanti per lavoratori e territorio in particolare con il south working, il lavoro agile dal sud e dalle aree interne.
Restando sul tema dei giovani e PNRR, avendo Sardegnagol elaborato uno studio approfondito sugli interventi previsti per gli under35, sembrano mancare interventi disruptive in materia di questione giovanile. Non si rischia di assistere, alla luce di tale impianto, all’ennesima occasione persa per l’inclusione dei/delle giovani italiani/e?
Gli eventi di Italia #EcoDigital hanno avuto l’obiettivo di far parlare i giovani e farli diventare protagonisti. Tanto che, all’evento del 28 luglio al Senato, i primi tre interventi li hanno svolti due diciannovenni, una ragazza e un ragazzo, e un diciottenne. Eleonora Massa, studentessa al secondo anno di ingegneria aerospaziale, è stata la Presidente dell’Assemblea Generale al Global Youth Tourism Summit dell’UNWTO a Sorrento. Leonardo Ruzzante, studente di economia, è invece il co-fondatore di una startup innovativa che punta a realizzare una forma di commercio phygital, già sostenuta da vari centri universitari italiani. Infine, l’attivista Leonardo Palese, Consigliere comunale dei Giovani di Ceprano. Molto spesso, come nel PNRR, si parla di giovani ma non sono i giovani che vengono interrogati. Tra le best practice, sostengo da anni la Fondazione Homo Ex Machina, che partecipa a Italia #EcoDigital, proprio perché ogni anno dà a moltissimi giovani l’opportunità di avere la capacità di far evolvere le proprie idee in progetti concreti. Dobbiamo costruire dei sistemi che portino avanti la creatività e l’innovazione delle nuove generazioni, che possono dare un grande contributo alla modernizzazione ecodigital del nostro Paese.
Con lei ieri era presente il capo politico del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. Come valuta gli interventi dei Governi Conte I e II sul tema della transizione verde? Cosa non la convince delle politiche green promosse negli ultimi anni dal movimento pentastellato e su quali interventi, invece, rileva una convergenza?
Con il Movimento 5 Stelle e con la Senatrice Loredana De Petris ho condiviso battaglie fondamentali che per esempio hanno portato, nel febbraio scorso, a vincere una campagna che personalmente conduco da più di vent’anni: l’inserimento nella nostra Costituzione della tutela di ambiente, ecosistemi e animali. Al M5S do un giudizio positivo ad alcune iniziative ma vedo anche tante occasioni perdute perché il primo Governo con la Lega è stato probabilmente quello più contraddittorio sulle tematiche ambientaliste. Il Conte II, con il Superbonus e soprattutto con il grande lavoro del premier a ottenere per l’Italia il massimo sostegno per la transizione ecologica e digitale, si è delineato come uno dei più ecologisti dopo il Governo Prodi II, di cui ho fatto parte. Noi abbiamo investito sulle rinnovabili e varato il primo Ecobonus, che ha funzionato per oltre dieci anni come volano per l’efficienza energetica. Non solo, il nostro è stato anche l’unico Governo ad aver promosso una Conferenza nazionale sul clima, nel 2007, e lanciato il primo Piano di adattamento ai cambiamenti climatici: oggi è chiaro che le conclusioni alle quali eravamo arrivati erano giuste. Dispiace che si sia perso tempo in questi ultimi quindici anni.
Quanto conteranno i temi green in vista delle prossime elezioni del 25 settembre? Alla luce della breve (quanto caotica) campagna elettorale estiva, riusciranno i partiti – specialmente quelli notoriamente poco green – ad adeguare i propri programmi alle sfide della transizione verde e digitale o, come prevedibile, l’ambiente continuerà ad essere trattato come un elemento di corredo?
La crisi di Governo che ho definito “la crisi più pazza del mondo” ci ha portato a una campagna elettorale precipitosa nella quale non c’è nessun dibattito su nessun programma. In questo quadro, i temi ecologici saranno una parte di competenza di Conte e della formazione politica che guida, cioè il M5S. Auguro che si allarghi l’area che Conte può guidare verso la massima affermazione di temi e valori che non vedo messi a fuoco nel cosiddetto campo progressista, vista l’alleanza del PD con Azione che spinge su richieste palesemente alternative alla transizione ecologica: nucleare, inceneritori, rigassificatori. Imprese, Comuni, enti locali, cittadini sono più avanti di quello che resta di una classe politica che sembra allo sbando e con Italia #EcoDigital faremo il massimo per portare al centro dell’attenzione il vero dibattito ecologista.
Secondo lei il lavoro digitale è realmente sostenibile o è anch’esso inquinante?
Il lavoro digitale deve essere sostenibile come anche le rinnovabili. Non tutto è sostenibile a prescindere. Da questo punto di vista, l’intervento del prof. De Masi all’ultimo incontro del 28 luglio in Senato sullo smartworking è stato illuminante: un emblema della transizione EcoDigital perché usa il digitale per migliorare la qualità della vita dei cittadini e ridurre lo spreco di energia per gli spostamenti. Si può usare nelle realtà dove il lavoro agile da casa o da un coworking è più utile al benessere individuale e a vantaggio dell’impresa. Deve diventare una opportunità vera e ben regolamentata.
Tornando all’incontro ‘Italia #EcoDigital’ quali proposte promosse dai giovani innovatori l’hanno più colpita? Riflettendo, infine, sul sostegno all’innovazione e all’imprenditoria giovanile, quale soluzioni potrebbe introdurre il Legislatore per sostenere i giovani senza risorse proprie? In altre parole come colmare il gap di accessibilità rappresentato dai “famigerati” contributi a fondo perduto per i giovani? Si può continuare a escludere giovani talentuosi/e privi di garanti e risorse proprie?
Le proposte più interessanti avanzate dai giovani a Italia #EcoDigital, ma anche da professionalità che si occupano già da anni di questi temi, sono molte. Innanzitutto quella di avere più formazione e informazione, trasparenza nei sistemi dei bandi e proprio il digitale può permettere di facilitare i sistemi di verifica dei risultati e garantire una durante nelle innovazioni. È importante soprattutto avere un sistema che sia più ordinato e più comprensibile, con educazione e formazione.
foto www.facebook.com/AlfonsoPecoraroScanio