Ambasciatore dell’Azerbaigian: “La comunità internazionale deve fare distinzione tra aggressore e vittima”.

Oggi, l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian, Mammad Ahmadzada, è intervenuto in merito agli ultimi violenti scontri avvenuti al confine tra Azerbaigian e Armenia, con una lettera inviata alla nostra redazione.

“Sono 30 anni che l’Armenia protrae un’aggressione militare contro l’Azerbaigian: ha occupato la regione del Nagorno-Karabakh dell’Azerbaigian e i sette distretti circostanti, pari al 20% dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian. L’Armenia ha commesso una pulizia etnica contro tutti gli azerbaigiani nei territori occupati – con più di 1 milione di rifugiati e profughi interni, e la distruzione di tutti i monumenti storici azerbaigiani presenti nel territorio e numerosi crimini di guerra, tra cui il genocidio di Khojaly. Le risoluzioni 822, 853, 874 e 884 del Consiglio di sicurezza dell’ONU chiedono il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze armate dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian, tutte ignorate dall’Armenia”.

“Gli attacchi dell’Armenia di questi giorni con l’uso dell’artiglieria – si legge nel testo della lettera dell’Ambasciatore -, contro le posizioni delle forze armate dell’Azerbaigian, costituiscono un’aggressione, un atto di forza e un’altra provocazione. Invece di ritirare le forze di occupazione dai territori internazionalmente riconosciuti dell’Azerbaigian, l’Armenia persegue lo scopo di impadronirsi di nuove posizioni e inasprire le tensioni. Inoltre, l’Armenia bombarda territori densamente popolati dell’Azerbaigian, viola gravemente tutti i suoi obblighi, norme e principi fondamentali del diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale”.

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“L’Armenia ha lanciato questa offensiva provocatoria proprio quando la comunità internazionale sta combattendo il COVID-19. Ciò, insieme alle continue violazioni del cessate il fuoco da parte dell’Armenia, dimostra che il sostegno dell’Armenia all’iniziativa del Segretario generale delle Nazioni Unite su un cessate il fuoco globale a causa di COVID-19 non è altro che ipocrisia. Questa azione provocatoria delle forze armate dell’Armenia dovrebbe essere vista come una continuazione delle recenti azioni e dichiarazioni della leadership dell’Armenia, volte a inasprire le tensioni nella regione. La leadership dell’Armenia punta ad aggravare la situazione, sullo sfondo di problemi socio-economici deteriorati ulteriormente anche per la diffusione del COVID-19 in Armenia, causata dalla sua prestazione incompetente, e a distogliere l’attenzione dai problemi interni nel paese, dove la situazione si sta avvicinando ad un punto di crisi. Tutti comprendono ormai che la “prosperità” promessa dall’attuale leadership armena è un sogno, una menzogna”.

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“Bisogna tenere conto di un altro aspetto fondamentale – ha proseguito Mammad Ahmadzada –  le provocazioni dell’Armenia non avvengono sulla linea di contatto nei territori occupati – la regione azerbaigiana del Nagorno Karabakh e gli altri distretti adiacenti – tra eserciti dell’Azerbaigian e dell’Armenia, ma verso il nord, lontano dai territori occupati, in direzione di Tovuz, sulla linea di confine di stato tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Lo scopo dell’Armenia nel commettere questa provocazione e creare tensioni al confine è anche di coinvolgere paesi terzi nel conflitto. Ma le speranze della leadership dell’Armenia sono state deluse. Evidentemente si sono comprese le intenzioni sleali dell’Armenia e il buon senso ha prevalso”.

Nel testo della lettera, poi, l’Ambasciatore azero ha ricordato le spcifiche caratteristiche del distretto di Tovuz: “E’ anche importante ricordare che il distretto di Tovuz è un’area di importanza strategica, perchè attraversata dall’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (che rifornisce l’Europa, principalmente l’Italia) dal gasdotto South Caucasus Pipeline, prima parte del Corridoio Meridionale del Gas, di cui fa parte anche il Trans-Adriatic Pipeline – TAP (che giunge in Italia) e dalla ferrovia Baku-Tbilisi-Kars, progetto che aspira a dare origine ad una nuova Via della Seta. Per cui l’obiettivo dell’Armenia è volto anche a destabilizzare questa area e impedire il funzionamento di questi progetti fondamentali, che creano accesso a nuovi mercati e a fonti di energia alternative per l’Europa”.

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“L’Armenia – conclude l’Ambasciatore – ha occupato i territori dell’Azerbaigian ed è un aggressore. L’Azerbaigian ha subito l’aggressione ed è una vittima. Finché la comunità internazionale non farà distinzione tra aggressore e vittima, non eserciterà una forte pressione sull’aggressore, affinché rinunci alla sua politica di aggressione, l’aggressore continuerà i suoi atti criminali. La ragione principale delle attuali provocazioni dell’Armenia è la mancanza di forti pressioni sull’Armenia da parte della comunità internazionale, per costringerla ad abbandonare la sua aggressione, perché crimini impuniti aprono la strada a nuovi crimini. Detto questo chiediamo alla comunità internazionale di condannare fermamente l’aggressione militare dell’Armenia contro l’Azerbaigian e le sue azioni provocatorie perpetrate lungo il confine”.

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