AI generativa e tutela della creatività: -22 miliardi di perdite entro il 2028. Dove va l’Europa?
L’avanzata dell’Intelligenza Artificiale generativa (GenAI) rappresenta una sfida senza precedenti per le industrie creative. Secondo le stime, entro il 2028 i creatori di musica e contenuti audiovisivi potrebbero subire una perdita del 24% e del 21% dei loro ricavi, per un totale di 22 miliardi di euro. Un impatto che mette a rischio non solo il reddito e le condizioni di vita degli artisti, ma anche la diversità e il patrimonio culturale europeo.
Nel frattempo come la Commissione UE sta tutelando le aziende operanti in Europa e le norme sul diritto d’autore? E’ al vaglio l’ipotesi di adottare tecnologie come i watermark digitali per identificare i contenuti generati dall’AI, aiutando così i creatori a proteggere le proprie opere e a contrastare l’uso non autorizzato del materiale protetto?
Interrogativi, in sintesi, che ricordano quanto cruciale per il futuro delle industrie creative sia la regolamentazione della GenAI.
Sul tema, recentemente, la Commissione europea tramite la vicepresidente esecutiva della Commissione, Henna Virkkunen, ha chiarito il quadro normativo vigente, ricordando che l’articolo 4 della Direttiva (UE) 2019/790 introduce un’eccezione per il text and data mining, fornendo un riferimento normativo per l’uso di contenuti protetti nell’addestramento dell’AI. Tuttavia, il paragrafo 3 dello stesso articolo consente ai titolari dei diritti di riservare i propri diritti, escludendo così l’applicazione dell’eccezione. Un meccanismo, in sostanza, che consentirebbe ai detentori del copyright di negoziare accordi di licenza con gli sviluppatori di AI.
Inoltre, l’articolo 53(1) dell’AI Act stabilisce che i modelli di AI a scopo generale immessi sul mercato UE siano soggetti a queste regole, a prescindere dal luogo in cui siano stati addestrati. La Commissione ha poi ribadito il suo impegno nel favorire lo sviluppo di un mercato delle licenze per l’utilizzo di opere protette da copyright nell’AI.
Per quanto riguarda i contenuti generati artificialmente, l’articolo 50(2) dell’AI Act impone che gli output dei sistemi AI siano contrassegnati in un formato leggibile dalle macchine e identificabili come contenuti generati artificialmente.
La Commissione, ha confermato infine la vicepresidente esecutiva, sta conducendo ricerche sui metodi di watermarking, a seconda del tipo di contenuto, per garantire la tracciabilità dei materiali prodotti dall’AI. “Questo permetterà agli utenti di riconoscere i contenuti artificiali e offrirà ai creatori maggiori strumenti di tutela delle proprie opere”.
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