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Agricoltura in Sardegna, CSA: “Assessore Satta rassicura ma i dati dicono il contrario”.

Sui fondi agricoli, l’assessore regionale Satta rassicura ma i dati dicono il contrario. A rimarcare l’ennesimo tentativo di disinformazione istituzionale dell’Esecutivo Todde, è oggi il Centro Studi Agricoli, critico verso le dichiarazioni dell’esponente della Giunta con delega all’agricoltura. “La situazione sui pagamenti Pac è l’esatto contrario – ha dichiarato Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli -. Mentre l’assessore regionale all’Agricoltura Gian Franco Satta espone con toni rassicuranti i presunti progressi dell’amministrazione nell’erogazione degli aiuti al comparto agricolo, i dati ufficiali raccontano tutt’altra storia”.

E la fotografia impietosa arriva proprio da un documento pubblico, aggiornato al 15 ottobre 2024, che mostra lo stato reale di attuazione del Programma di Sviluppo Rurale 2014–2022, la cui scadenza definitiva per la spesa dei fondi è fissata al 31 dicembre 2025. Superata tale data, le risorse non utilizzate torneranno indietro a Bruxelles.

Su 1 miliardo e 729 milioni di euro programmati tra fondi FEASR e Next Generation EU, la Sardegna ha speso appena 1 miliardo e 60 milioni, cioè il 61,37%. Manca all’appello quasi il 40% delle risorse, e restano meno di nove mesi per non perdere centinaia di milioni.

Le cifre parlano da sole: per la misura 2 – Consulenza e assistenza aziendale è stato speso solo il 6,38% della spesa attuata. Per la misura 3 – Regimi di qualità dei prodotti agricoli solo il 38,92%. Per la misura 4 – Investimenti nelle aziende agricole il 63,19%. Poco oltre la metà, invece, è stato speso per la misura 5 – Ripristino del potenziale produttivo post-calamità (58,60%), 62,90% per la misura 6 – Sviluppo delle imprese agricole, 67,38% per la misura 7 – Servizi di base nelle aree rurali: 67,38%. Il 38,67%, ancora, è stato investito per la misura 10 – Agricoltura biologica, mentre per la misura 13 – Zone soggette a vincoli naturali o specifici solo il 49,13%. Disastrosa ancora la percentuale per la misura 16 – Cooperazione: 16,13%.

“E ancora peggio va per le misure cruciali sul piano ambientale – afferma Tore Piana -, come la Misura 13 per le zone svantaggiate, e per l’agricoltura biologica, che stenta a raggiungere il 40%. Il dato sulla cooperazione, appena al 16%, è emblematico: la Sardegna non sta investendo sulla messa in rete delle imprese, né sull’innovazione né sulla costruzione di filiere, nonostante le risorse siano lì, disponibili”.

Nel frattempo, pur con questi dati, l’assessore Satta, ieri, ha parlato di una Sardegna “al quarto posto nazionale per spesa dell’organismo pagatore” e ha rivendicato il “raddoppio dei pagamenti mensili da settembre 2024”. “Ma a fronte di numeri ufficiali come questi, viene da chiedersi: rispetto a chi? E in base a quale criterio si può parlare di successo, quando migliaia di aziende sono ancora in attesa di risorse promesse e gli strumenti di base – come consulenze, indennizzi e misure ambientali – rimangono impantanati?”, si chiede Piana.

Un problema non solo di natura contabile, ma politica perché questi fondi, se non spesi entro la scadenza, dovranno essere restituiti all’Unione Europea, come previsto dalla regola del disimpegno automatico “n+3”. E le conseguenze ricadranno sulle casse regionali, che dovranno coprire con fondi propri gli impegni assunti. Con effetti a cascata su tutto il bilancio e sulla tenuta del comparto agricolo.

La verità, ormai evidente, è che la Sardegna rischia di trovarsi all’inizio del 2026 con progetti sulla carta, soldi restituiti e nessun reale cambio di passo. Il tutto mentre si continua a fare propaganda con conferenze stampa che offrono una visione distorta di ciò che realmente accade nelle campagne.