Agricoltura, CSA: “Pensioni da fame e giovani sempre più lontani dalle campagne”.
Dei circa 29.200 mila di coltivatori diretti attivi oggi in Sardegna l’89% non maturerà una pensione superiore a 640 Euro al mese con punte minime di 276 Euro/mese. Una drammatica realtà rimarcata oggi dall’Associazione Centro Studi Agricoli, oggi intervenuta non solo sul tema delle pensioni, le più basse d’Europa, ma anche sul problema del ricambio generazionale nell’agricoltura in Sardegna.
“Si pensi – chiosano i promotori dell’indagine – che a 67 anni un cittadino Italiano percepisce la pensione sociale anche senza pagare un giorno di contributi di 543 euro al mese e un agricoltore pagando 43 anni di contributi, prende 640 euro al mese , questa è l’ingiustizia verso il mondo agricolo senza precedenti, afferma il CSA. Un nostro associato ci riferisce” tra un anno e mezzo andrò in pensione con quasi 44 anni di contributi versati, ho fatto fare i calcoli e mi hanno stimato 620 euro al mese di pensione, ho calcolato che per recuperare ciò che ho versato in 44 anni dovrei vivere sino a 98 anni”.
“Una distorsione e un’ingiustizia – ricorda Tore Piana, Presidente del Centro Studi Agricoli – che azzera drasticamente il ricambio generazionale nel comparto agricolo Sardo. In Sardegna ma anche in Italia abbiamo l’agricoltura più “anziana” del mondo, il 43% dei titolari d’azienda ha più di 65 anni, e uno dei più bassi indici mondiali di nuovi ingressi nel settore da parte dei giovani”.
Il quadro è preoccupante anche per i giovani che, pur con gli incentivi previsti dal PSR/CSR Sardegna – che riconosce dai 35 ai 40 mila euro per i giovani entro 40 anni che si insediano per la prima volta in agricoltura -, non ne vogliono sentire di continuare l’attività dell’allevamento o di agricoltura dei genitori e preferiscono allontanarsi dalle terre e cercare lavoro in altri settori.
D’altronde, come dare torto ai/alle giovani sardi/e se aumenta la distanza dalle campagne dell’Isola? Regione dove sono notoriamente maggiori i costi di insediamento per i giovani (basterebbe andare a vedere soltanto i costi legati alla movimentazione terra), erogati con importante ritardo i cosiddetti premi per i giovani agricoltori e, ancora, dove è incerta la presenza di una matura (nonché equa) catena di distribuzione dei prodotti agricoli sardi. Questioni strutturali alle quali si somma la progressiva diminuzione di servizi nelle aree interne e rurali dell’Isola.