Afghanistan, l’analisi dell’UNICEF sulla segregazione formativa femminile.
Secondo una nuova analisi dell’UNICEF la segregazione formativa delle donne afgane costerebbe all’Afghanistan il 2,5% del suo PIL annuale. In particolare, per il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, se l’attuale gruppo di 3 milioni di ragazze fosse in grado di completare l’istruzione secondaria e di partecipare al mercato del lavoro, ci sarebbe una contribuzione per l’economia dell’Afghanistan pari ad almeno 5,4 miliardi di dollari. Cifre importanti che dovrebbero far riflettere anche il più radicale dei talebani.
L’analisi, nel dettaglio, indica che l’Afghanistan non sarà in grado di recuperare il prodotto interno lordo (PIL) perso durante la transizione e di raggiungere la sua vera produttività potenziale senza soddisfare il diritto delle ragazze ad accedere e completare l’istruzione secondaria.
Stime, ricordano dall’UNICEF, che non tengono però conto degli impatti non economici della negazione dell’accesso all’istruzione alle bambine, a partire dal gap di insegnanti, medici e infermiere donne. Le stime non tengono inoltre conto dei benefici più ampi dell’istruzione, tra cui il livello generale di istruzione, la riduzione dei matrimoni infantili e la riduzione della mortalità infantile.
Su un totale della popolazione di circa 41,7 milioni, il 54% è minorenne e 3 afghani su 5 – ovvero 24,4 milioni di persone – necessitano di aiuti umanitari. Il 97% degli afghani, ancora, vive in povertà. Il 92% della popolazione non ha accesso ad una quantità sufficiente di cibo.
Ad aggravare il quadro sociale del Paese dell’Asia Centrale sono le gravi violazioni contro i bambini che, da gennaio a giugno 2022, hanno portato all’uccisione di 141 bambini e alla mutilazione di 318. Ancora il 28% delle ragazze afghane è costretta a sposarsi prima dei 18 anni e il 13% delle famiglie ha almeno un minore tra i 6 e i 17 anni che lavora in difficili condizioni. Indici deprimenti anche con riferimento alla sanità con circa 3,3 milioni di bambini colpiti da malnutrizione.
Nel giugno 2021, 30.000 bambini sono stati curati per malnutrizione acuta grave in Afghanistan; nel giugno 2022, 57.000 bambini sono stati ricoverati, con un aumento del 90%. I bambini sono costretti a lavorare per mantenere le loro famiglie invece di andare a scuola, che è il luogo più sicuro in cui potrebbero stare, si legge nella nota dell’UNICEF.
Anche prima che i Talebani prendessero il potere il 15 agosto dello scorso anno, l’Afghanistan era alle prese con oltre 4,2 milioni di bambini fuori dalle scuole, il 60% dei quali erano bambine. La mano democratica dell’occidente dopo 20 lunghi anni non deve decisamente aver portato quel benessere tanto decantato a mezzo stampa dai vertici UE e USA.
Oltre per il fatto che le ragazze non possono tornare alle scuole secondarie, l’UNICEF sta anche lottando per raggiungere le ragazze adolescenti con i servizi vitali di cui hanno bisogno, come il supporto per la prevenzione dell’anemia e la salute e l’igiene mestruale, che l’UNICEF era solito fornire nelle scuole.
“La decisione del 23 marzo di non permettere alle ragazze di tornare alla scuola secondaria è stata scioccante e profondamente deludente. Non solo viola il diritto fondamentale delle ragazze all’istruzione, ma le espone a una preoccupazione maggiore e a un rischio più elevato di sfruttamento e abuso, tra cui il traffico di bambini e il matrimonio precoce e forzato“, ha dichiarato il rappresentante dell’UNICEF in Afghanistan, Mohamed Ayoya. “Ora, questa nuova analisi illustra chiaramente il terribile impatto economico di questa decisione sul PIL del Paese. L’UNICEF vuole che ogni bambina e bambino in Afghanistan vada a scuola e impari. Non smetteremo di impegnarci finché questo obiettivo non sarà raggiunto. L’istruzione non solo è un diritto per ogni bambino, ma è la base per la crescita futura dell’Afghanistan”.
“L’Afghanistan rimane una delle crisi mondiali più complesse e multidimensionali per i bambini”, ha continuato Ayoya. “Questo è un momento cruciale per una generazione di bambini in Afghanistan. I diritti delle bambine sono sotto attacco, la loro infanzia è segnata da privazioni. Per questo motivo, nonostante le sfide del contesto operativo, l’UNICEF sta aumentando la sua presenza, sta portando avanti le sue attività e sta ottenendo risultati come mai prima d’ora. Nel fare questo, vogliamo dire alla popolazione dell’Afghanistan: non potremmo fare quello che facciamo senza la vostra fiducia e il vostro sostegno. Ringraziamo anche i nostri donatori e partner per la loro generosità fino ad oggi, ma li esortiamo a continuare a sostenere i bambini, soprattutto con l’inverno alle porte”.
foto © UNICEF/UN0648262/Bidel